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Bobby Charles
Last Train to Memphis
Proper
Bobby Charles è un nome apparentemente sconosciuto ai più ma lo riscatta il suo brano più celebre quel “See you later, Alligator “ che appartiene al Gotha dei Rock & Roll di una volta. Charles ha inciso un solo album, nel 1972 per la piccola ma accreditata etichetta Bearsville con quasi tutta The Band al suo servizio e la produzione di John Simon ( il produttore di The Band appunto ), Dr.John, Amos Garrett e tanti di quei talentusi musicisti che da poco, all’epoca, avevano scelto le Catskills Mountains a nord di NYC come propria residenza preferendole alla grande città.
Quel disco che la rivista britannica “Uncut “ ha definito nel numero di marzo 2004 “the sour transition from ‘60s optimism to ‘70s cynicism “ rappresentava la fiera filosofia di un outsider, di un indipendente le cui canzoni sono state interpretate da artisti del calibro di Ray Charles, Etta James, Kris Kristofferson, Doug Sahm, Delbert McClinton, Bo Diddley.
Oggi, poco più che sessantenne e un pò maltrattato dagli anni, Charles torna con un progetto che lo ha tenuto occupato per quasi venti anni ( ma niente paura, per lui il tempo non è un problema, un album del 1977 con Neil Young e Spooner Oldham non è mai stato pubblicato …).
L’atmosfera di “Last Train to Memphis “ è rilassata; è quello che ti aspetti di trovare se entri un bar in qualche stazione di posta lungo quella o questa statale d’America, è la musica che avresti voluto ascoltare per sempre e che se hai più di quarant’anni ti farà sentire ventenne. Dei 15 brani che compongono l’album “ufficiale “ ( il disco è in vendita con un bonus cd che ne contiene altri 19 e in cui compare anche Neil Young…), i più recenti risalgono al 2001 e sono realizzati in compagnia di Sonny Landreth e dei suoi uomini mentre i più vecchi sono stati registrati nel 1979. Accompagnato, tra gli altri, da Geoff e Maria Muldaur, Willie Nelson, Fats Domino, Ben Keith e Mickey Raphael, Bobby Charles si presenta a un pubblico ristretto che non resterà deluso e se nuovi fan dovesse incontrare quelli non resteranno certamente a bocca asciutta con nomi del genere e con un disco fondamentalmente organico e ben congegnato dove la limitata estensione vocale e timbrica di Bobby diventa il suo punto di forza e dove le belle canzoni, ben scritte e ben interpretate, vincono.
Ernesto de Pascale
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