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Il ritmo perduto dell’Oriente

TRILOK GURTU
Broken Rhythms



Ricordo la sorpresa alcuni anni fa nel vedere Trilok Gurtu seduto, o meglio accucciato dietro il suo arsenale di percussioni. Era un concerto estivo, mi pare Berchidda, in Sardegna, in duo con Nguyen Lee, il chitarrista etno-jazz franco-vietnamita. Nelle orecchie avevo il suono di Gurtu di un recente e – per me – entusiasmante ascolto da un lavoro di Ivano Fossati: “La madonna nera”.
A segnare quell’ascolto reiterato nel tempo era stato il suono del batterista, che all’epoca ancora non conoscevo bene. Era proprio Trilok, che di li a poco avrei ricollegato ad un bel concerto di John McLaughlin a Londra in trio, e poi ancora più indietro ai dischi degli Oregon, di Don Cherry, di Pat Metheny e di Jan Garbarek.
La sorpresa consisteva nel poter ascoltare la macchina ritmica innervata di sonorità indiane di Gurtu e poterla anche vedere: seduto, come un suonatore di tabla, e forse non poteva essere altrimenti, il percussionista indiano traeva dal suo complesso di percussioni ibride mille suoni in un unicum avvolgente.
Sono le stesse sensazioni che riemergono nell’ascoltare questo nuovo e riuscito lavoro intitolato Broken Rhythms (Cream Records JMS 187, distr. Sony), dove il musicista e compositore del sub continente indiano recupera in senso diacronico le sonorità della sua tradizione unendole all’unica lingua comune con il jazz: non tanto la lingua musicale stessa, quanto la capacità improvvisativa.
C’è infatti tra questi due universi musicali la stessa voglia di improvvisare attorno un pretesto melodico, il tutto sostenuto da una serie di percussionisti esperti e capaci di creare tappeti ritmici ossessivi e penetranti.
In questo disco Gurtu è ispirato su tutti e due i fronti che lo caratterizzano: sia dietro al sua batteria che attraverso la scrittura che lascia molto spazio alle voci.
Vengono in mente le parole dello stesso leader quando parla della sua concezione musicale: “Non faccio jazz, piuttosto suono musica improvvisata con musicisti jazz”

Enrico Bianda



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