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Ken Nicol - Teatro del Sale, Firenze
5/9 aprile 2005


Introduzione
La figura di Ken Nicol è quella di un musicista richiesto e apprezzato nell’ambiente del folk rock britannico. E’ cantante raffinato, chitarrista di livello ma soprattutto autore di grande sensibilità. Con Ashley Hutchings, il fondatore dei Fairport Convention e degli Steeleye Span, ha scritto molti brani e collaborato a vari progetti tra cui quello storico della Albion Band. Attualmente è in formazione con i nuovi Steeleye Span, e spesso non disdegna esibizioni soliste. Avendo lavorato molti anni negli Stati Uniti e con in curriculum la collaborazione con Al Stewart, è quindi un artista che sintetizza molte influenze in uno stile personale. Ama il blues, ma non è un bluesman in senso stretto. Il genere nelle sue mani lancia un ponte verso le altre musiche popolari tipiche della sua Inghilterra. Difatti il suo album 2 Frets from the Blues contiene ben 6 brani originali a differenza di quanto ci si possa aspettare in un genere in cui le cover e le rivisitazioni dei classici fanno da padrone. L’America in Ken Nicol è presente anche con la vocazione del folksinger, del cantante-chitarrista che da solo riesce a tenere in piedi una serata, qualsiasi pubblico si trovi di fronte. Un apprendistato importante, utile per Nicol ad affrontare una settimana di concerti per lui inusuale. Quella al Teatro del Sale di Firenze.

Il concerto
Ken Nicol aveva già suonato nell’area fiorentina. Precisamente per l’iniziativa Facciamo Canzone nel 2004 a Bagno a Ripoli, nel concerto finale di Ashley Hutchings e di Riccardo Marasco. Hutchings aveva lasciato più volte parte della sua esibizione alla chitarra e alla voce di Nicol. Si era innamorato di Firenze, restando anche qualche giorni in più, e aveva scoperto il Teatro del Sale, con la sua particolare formula di circolo gastronomico e culturale. Ma soprattutto con un pubblico interamente dedicato allo spettacolo sul palco, che tradizionalmente ha la durata di un’ora. Una sfida non semplice per un artista affermato in patria, ma conosciuto da noi solo da una nicchia di appassionati del genere.

Chi scrive ha assistito al secondo dei cinque concerti in programma (l’ultimo trasmesso in diretta su Controradio/Popolare Network) che sono anche la base di un prossimo album dal vivo. Nicol ha di fatto catturato il pubblico, superando la barriera linguistica, con i brani del Cd già ricordato e di quelli di The Bridge, l’ultima produzione discografica in ordine di tempo. Nicol ha alternato brani cantati ad alcuni strumentali, tra cui proprio The Bridge. Si tratta di un pezzo dal carattere natalizio, composto ai tempi della Albion Band, che resiste alle stagioni grazie alla struttura melodica all’inizio e alla fine alternata da un intermezzo virtuosistico. Altro strumentale apprezzato dal pubblico la tradizionale O Waly, Waly suadente ballata la cui voce principale è accompagnata da arpeggi originali. Ma siamo rimasti stupiti quando Nicol ha proposto un ragtime, Rags to Riches composto con un tipico sense of humour britannico su un genere musicale singolare. Bella anche Dangerous, brano che mette alla berlina atteggiamenti allarmistici e che mostra Nicol usare la sua chitarra acustica con tecnica quasi “elettrica”.

Tra i blues proposti quello di James Taylor Steamroller Blues e i suoi 2 Frets from the Blues (dedicato a un amico che voleva imparare la chitarra), e I Feel Good. Un grande successo ha accompagnato la serata, nel segno della grande canzone d’autore. Un genere che può realmente superare le frontiere se fatto con due caratteristiche fondamentali: mestiere e cuore. Cosa che Nicol ha dimostrato di avere in abbondanza.


Michele Manzotti

Foto di Giulia Nuti e Ernesto de Pascale



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