. |
East of Eden - Graffito
(Eclectic)
www.eastofedentheband.com
www.eclecticdiscs.com
East of Eden are back ! One of the leading english progressive bands publishes his third album after its reunion in 1997. Relaxing instrumental rock with a jazz flavour played by definitely skillfull musicians
Sono passati un bel pò di anni da quando, nel 1969, gli East of Eden debuttavano sulle scene con Mercator Projected, sconvolgendo lo scenario del prog rock inglese per il loro utilizzo del violino (magistralmente suonato da Dave Arbus) e la loro capacità di fondere insieme influenze musicali diverse che andavano dal jazz, alla musica classica colta (dalla quale seppero prendere esplicita ispirazione) fino alle loro inconfondibili sonorità orientali e arabeggianti. Dal 1997 la band ha ricominciato a suonare insieme, giungendo con Graffito al loro terzo disco dalla reunion, includendo in formazione i membri originali Dave Arbus (violino), Ron Caines (sassofoni) e Geoff Nicholson (chitarre) più alcuni musicisti aggiunti. Graffito è un bel disco. Da allora l’ansia di progressive e sperimentazione si è fortemente attenuata, e la musica che gli East of Eden propongono è fatta soprattutto di composizioni strumentali dai toni rilassati e molto più vicini al jazz che al progressive. Se l’approccio è molto meno energetico e dirompente, certo non è venuta meno la capacità tecnica dei musicisti, che oggi come allora spiccano in superbi assoli, ai quali oggi viene forse dato, nell’ottica di strutture musicali più libere, addirittura maggiore spazio. Sorprendente è come eco delle armonie arabeggianti che contaminarono i loro dischi allora non siano andate perdute tutt’oggi, e si riscontrino sia nello stile di improvvisazione di Arbus che in alcuni brani come Almazàn. La linea musicale perseguita, nonostante l’intenzione della band di porsi su una linea di continuità da allora, è sensibilmente diversa. Ma ascoltando Graffito tutto quadra e gli East of Eden di adesso, i signori distinti e più maturi che si vedono nelle foto, sembra davvero di averli davanti, e sentire questo gruppo nel 2005 restituisce autenticamente l’impressione di un percorso di evoluzione che li ha portati da quello che erano a quello che sono. Oggi il clima è di grande rilassatezza, come si confà a dei musicisti scafati che non hanno perso comunque la voglia di divertirsi. In fondo è quello che ci si poteva aspettare, e che molti musicisti che hanno seguito lo stesso percorso hanno già fatto e stanno tutt’ora facendo.
Giulia Nuti
tutte le recensioni
Home - Il Popolo del Blues
NEWSLETTER
|
. |