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Artisti Vari - Time Machine, a Vertigo retrospective
(Universal)



Terrific introduction and essential to newcomers to one of the leading “progressive “ label in UK of the early seventies.

“Vertigo è la meno pretestuosa delle nuove etichette di progressive pur essendo nata sotto l’ala di una grande industria discografica “. Così si esprimeva la rivista International Times nel 1969 e a buona ragione. Le grandi major della musica britannica erano infatti nel pieno dei cambiamenti in quella ultima stagione dei sessanta. I primi a muoversi verso una nuova direzione erano stati i tipi della Decca records già nel 1966 – con la nascita del marchio Deram abbinato ai Moody Blues – quando compresero dalle vendite del gruppo che i gli acquirenti più giovani erano molto sensibili al “Brand” proposto, quasi (col tempo addirittura di più) quanto ai contenuti dello stesso.
La strada per una nuova formula di mercato era stata aperta, in verità ancor prima, nel 1962 dall’indipendente a tutti gli effetti Chris Blackwell (si vendeva i dischi dal furgone…) con il marchio Island che trovò però stabilità e identificazione solo cinque anni dopo inducendo gli altri grandi marchi come la EMI a pensare una nuova e più protetta “casa” per le band emergenti. Ecco allora nel Giugno 1969 nascere la Harvest – con i Pink Floyd a fare da apripista per Edgar Broughton band e Michael Chapman – e immediatamente dopo la Vertigo, nata in casa Philips. Affidata a Olav Wyper la vertigo si impose in brevissimo tempo grazie all’idea del centrino a spirale sul lato uno dell’ellepi (una idea di Roger Dean) e grazie all’art director e fotografo Marcus Keef (osservate le similitudini fra le copertine di “Valentyne Suite” dei Colosseum, del primo dei Black Sabbath, degli Affinity, giusto per segnalarne tre…). Tutti i dischi erano realizzati con copertine apribili (gatefold). Patrick Campbell-Lyons della band Nirvana divenne produttore “interno “ al marchio e firmò la realizzazione di molti album del primo periodo.
Il debutto spettò ai veterani Colosseum (musicisti sulle scene da molte stagioni oramai…), seguiti a ruota da Juicy Lucy, e – nei sei mesi a seguire – da Black Sabbath, Huriah Heep, Gentle Giant, Rod Stewart da solista, Manfred Mann’s chapeter Three, Affinity, Cressida,,Gracious, Nucleus e altri ancora. Il successo di artisti come i Sabbath, gli Heep, i Colosseum, e Rod dette all’etichetta la confidenza di dare voce a nomi minori come May Blitz del batterista Tony Newman (già con Jeff Beck), Dr. Z (100 copie vendute alla prima uscita…), Tudor Lodge, Ramases (un folle che si credeva l’incarnazione faraone…). Wyper – forse impudentemente – nel tardo 1970 lasciò, però, l’etichetta per accettare l’offerta della RCA che vedeva in lui la persona giusta per la creazione di un loro marchio alternativo. Olav fece nascere la Neon (la cui identità aveva molti punti in comuni con la Vertigo) che però ebbe vita breve, a dimostrazione della fallosità di certe grandi aziende e di come – oggi più che mai – trattino la musica a peso. Senza Olav Wyper a capo delle operazioni la Vertigo divenne presto più corporativa, concentrandosi su nuove firme “sicure “, come gli Status Quo, Thin Lizzy e, negli a venire Graham Parker e, più di ogni altro, i Dire Straits. Il logo continua oggi a vivere mentre i marchi Deram e Harvest a un certo punto cessarono di esistere (i detentori di quei marchi possono – comunque - in qualsiasi momento riesumarli come fa oggi la Warner con il marchio Atlantic).
Bastò però quel breve periodo per consolidare il marchio Vertigo nel cuore dei fans di progressive. Quando nel 1973 il logo a spirale venne sostituito dalla “nave spaziale“ disegnata sempre da Roger Dean, fu chiaro a tutti che un’ epoca si era chiusa per sempre.
“Time Machine“, curata con la solita grande competenza da Mark Powell e supervisionata da Joe Black della Universal inglese è uno straordinario affresco in 3 cd di quell’epoca.
“Time Machine “ It is a real listening pleasure, full of rediscoveries. Newcomers cannot miss it!

Ernesto de Pascale



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