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Marilyn Mazur's Future Song - daylight stories
(Stunt records)
www.sundance.dk
Excellent solo effort by Jan Garbarek’s percussionist Marilyn Mazur. With help from Eivind Aarset (N.P. Molvaer’s eclettic guitar player) and other skillful players, “Daylight Stories“ is a musical journey which pays a personal and much affectionated tribute to electric jazz of the mid seventies
Si vola altissimi con l’album solo di una delle più preziose collaboratrici del sassofonista Jan Garbarek, percussionista straordinaria che da una vita ormai si dedica a colorare il suono altrui. È arrivato il momento di raccontarsi con queste “storie alla luce del giorno” e grazie al contributo economico del Dansk Kapelmesterforenin, Kinststyrelsen and Koda, Marilyn ha potuto produrre il disco della sua vita.
“Daylight Stories“ è un album dal rigore assoluto; non classificabile nella categoria “world jazz” (una novità di quelli che non sanno più in che scaffale mettere i dischi) Marilyn ha rappresentato bene un mondo molto distante dal nostro che, pur se unito dalla bandiera europea, cerca costantemente di prendere le distanza dall’Europa del bacino pur non riuscendoci sempre.
Con il disco della Mazur siamo a Sud di Niels Petter Molvaer e Jan Garbarek stesso. Nel suo rigore la musica della Mazur appare perciò passionale e più variegata di quella dei musicisti citati. Sono fondamentali nello svolgimento del disco la chitarra di Eivind Aarset (già con Molvaer e personaggio di punta dell’etichetta Jazzland) e la cantante Aina Keimanis che contribuisce al volo a vela di una musica ariosa e alla ricerca della propria firma originale.
“Daylight Stories“ piacerà a quelli che hanno amato i Weather Report, la Joni Mitchell di Hejira, il Frank Zappa della prima metà dei settanta, il jazz rock più mentale di quel decennio. Per assurdo i riferimenti a Garbarek, da un parte, e Molvaer, dall’altra, sono meno apparenti di quel che si potrebbe pensare e la musica lascia un segno nella memoria prima ancora che nel ricordo, compagna di viaggio, assolutamente ancora più straordinaria se qualcuno di voi lettori dovesse guidare in macchina nella terra, la Danimarca, da dove l’album proviene e dove è stato prodotto.
Marilyn Mazur ha saputo creare un ottimo ensemble che ci auguriamo poter vedere dal vivo anche in Italia, Arset conferisce all’album un sapore di inusualità lì dove gli altri musicisti fanno riferimento esplicito a Wayne Shorter, Joe Zawinul o Jan Hammer. Eivind con i suoi molteplici devices si lancia come un pirata della musica a scoprire se stesso nota dopo nota; questa caratteristica, di cui ha beneficiato la musica di Molvaer per anni, è proprio il suo marchio di fabbrica, una sorta di session costante fra il suo chitarrismo modernissimo e l’elettronica (si selezioni “Subway Groove” per verificare). Davanti a tale invito la Mazur tira fuori dal cappello magico del percussionista ogni tipo di suona o intonarumore possibile immaginabile e ci fa ricordare la varietà dei suoi maestri: Airto Moreira, Dom Um Romao, indimenticabili protagonisti di una stagione che in qualche modo questo “Daylight Stories” vuole celebrare ma con piglio nordico e severo.
Realizzato con il contributo ministeriale danese “Daylight Stories” di Marilyn Mazur è un gran disco; unisce un mondo che per molti di noi non esiste, fatto di colori e orizzonti differenti dai nostri e la vitalità del sogno. Musica soprattutto per vedere a occhi chiusi o muoversi fra le nebbie o oltre il sole radente del Mar Baltico o solo, più semplicemente, perfetto accompagnamento nelle austere sale del più importante museo contemporaneo d’Europa, Louisiana, a Hoelbroek, 60km nord da Copenhagen, dove incidentalmente la Mazur si esibirà con questo gruppo a Maggio, raddopiando poi le date presso la straordinaria Jazzhouse della capitale (www.jazzhouse.dk). Chissà che nella incipiente stagione dei festival qualche anima buona non esca dal torpore, smetta di ripetere per la centesima volta la solita programmazione e faccia vivere al pubblico italiano, almeno per una sera, la profondità e la bellezza di una proposta che brilla per originalità.
Ernesto de Pascale
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