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Solomon Burke – Make do with what you got
(Shout Factory / Sony)
www.thekingsolomonburke.com

Good sequel to “ Don’t Give up on me “ one of his greatest album ever, Solomon Burke is back in town to testify and you better believe him!
Solomon Burke è un artista in grado di cavarsela in qualsiasi situazione. Il recensore lo ha visto in prima persona lavorare e tirarsi fuori di circostanze in cui altri avrebbero subito gettato la spugna. Solomon con una classe e una eleganza che solo i grandi possiedono e sanno gestire senza dare a vedere, riesce, infatti, a dare dignità a tutto ciò che tocca, novello Re Mida.
È il caso, passando alla musica prodotta, di questo “Make do with what you got“ un album che soffre a prima vista della mancanza di quelle grandi canzoni (scritte da Costello, Morrison, Wilson, Dylan, Lowe) che hanno contribuito a reimmettere nel grande circuito The King of Rock & Soul con l’album precedente, “Don’t Give up on me“.
Ciò nonostante “Make do with what you got “Solomon si avvicina sorprendentemente a quel disco e grazie al suo personalissimo stile vocale Burke riesce a far volare alto tutto l’album con interpretazioni convincenti e conferendo a ogni brano quel marchio di fabbrica di cui solo lui conosce il segreto.
Non è in cattiva compagnia Solomon in questo album: forse le canzoni sono un gradino sotto quelle del disco di due anni fa ma basta scorrere la lista di autori per capire però che il preconcetto si stempera in un attimo: Van Morrison, Bob Dylan, Dr John tornano ad essere presenti anche qui fra gli autori e si aggiungono alla lunga lista di chi ha subito the Burke’s treatment la coppia Jagger e Richards, Robbie Robertson e perfino Hank Williams del quale Solomon intepreta “wealth won’t save your soul“ un brano sulla falsa felicità che i soldi procurano.
In definitiva ciò che ci pare più corretto sottolineare è che a questo “make do with what you got” è mancato quell’alone hype che ha accompagnato “don’t give up on me“ e l’aspettativa che si era costruita intorno ad esso. Non di men siamo davanti a un ottimo disco che si ha voglia di ascoltare più volta sperando che piamo o poi anche a noi tocchi the Burke’s treatment.
Lord have mercy, oh yeah!!!
Ernesto de Pascale
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