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ANTEPRIMA
Van Morrison - Magic Time
(Magic / Universal)
Return to top form for the Van The Man. Watch out!: The album includes one of the best written by the Belfast bad boy in the last years, “Celtic New Year“
Per il suo ritorno discografico composto da dodici brani originali scritti senza alcun cedimento stilistico, Van Morrison ha fatto l cose in grande e con quella classe mista a non calanche a cui ci ha abituato tanti anni. “ Magic Time “ ci presenta un Van Morrison a fuoco sui propri intenti musicali: “The Man“ è tornato prepotentemente al sax alto, ha rimesso mano fattivamente alla chitarra, si è messo in tasca un armonica a bocca come ai tempi del suo primo gruppo, i Them, e ha rispolverato il suo orgoglio celtico, grazie al quale ha firmato una delle migliori composizioni di questo cd, “Celtic New Year”, un classico fin dalle prime battute.
Per i più giovani diciamo subito che Van Morrison non appartiene alla categoria di artisti in grado di fare dischi brutti. La cosa con Morrison è bendiversa: esistono dischi un po’ “più Van“ e dischi un po’ “meno“. Vago tentativo quello del recensore per spiegare che il marchio di fabbrica dell’irlandese è forte, la cifra stilistica radicata in qualunque sequenza di accordi egli affronti. Il segreto dell’artista è semplice: la musica che scrive e incide predilige sempre un groove affettuoso la cui circolarità è spezzata solo dall’erratico stile vocale di Van. Quel metodo di cantare ricco di dinamiche che non spiaccicano il brano verso il risaputo e l’obsoleto ma che ti spinge ad assaporare ogni frase. Il metodo descritto, d’origine nera, è sia chiaro! ad appannaggio di pochi grandi. Ascoltate in questo “Magic Time“ brani semplicissimi come “I’m confessin’” o “They sold me out“ per capire che solo Morrison li potrebbe cantare. E nella conclusiva “Carry on regardless“ il cantante sfodera quel melisma vocale, imparato da Sam Cooke, Nat King Cole e Ray Charles, che dal vivo fa venire la pelle d’oca.
Non ci sono sostanziali variazioni in “Magic Time” di Van Morrison, rispetto alla alta media a cui ci abituato l’artista che abbiamo imparato ad amare con “Astral Weeks“ e “Moondance” tante stagioni fa. Ci pare solo che per il suo ritorno in Universal, il marchio che alcuni anni fa assorbì la Polydor, la storica etichetta per cui Van incise alcuni dei suoi album migliori dagli ottanta ai novanta, Van “The Man“ abbia lasciato un po’ da parte il misticismo di certi periodi e sia tornato a divertirsi.
“Magic Time” licenzia così uno dei migliori brani del nostro in anni la citata “Celtic New Year“ e molte altre buone cose, canzoni che lievitano dentro, come il terzinato dell’iniziale “Stranded”, ottimo biglietto da visita a quelli che si vogliono per la prima volta avvicinare alla sua arte.
Soprattutto in “Magic Time“ Van Morrison porta ancora alta la bandiera di una grande scuola di artigianato musicale che i decenni e i corporativismi, arrivati fin dentro le spesse pareti degli studi di registrazione dove dovrebbe prevalere solo la creatività, hanno tentato di cancellare. E come il titolo di una bella canzone di questo “Magic Time“ recita, Van continua nella sua battaglia di “Keep mediocrity at bay“. Riuscendoci ancora una volta davvero bene con classe, stile e grazia.
Ernesto de Pascale
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