The legendary crooner is back with another set of difficult and arty songs.
Pochi musicisti hanno saputo nascondersi dietro la propria opera come Scott Walker. In fuga da tutto, dal proprio paese, dalla fama, dallo status di idolo adolescenziale ma anche dalle sue stesse canzoni, com’è accaduto con Tilt, ultima parola di un artista più che mai deciso a fare piazza pulita dellle concezioni che l’hanno circondato.
C’è da dire che Walker non è mai scomparso del tutto, anche se ha coltivato con rigorosità l’immagine del recluso di lusso. Qualche anno fa è stato curatore di una riuscita edizione del festival londinese Meltdown e ogni tanto qualche fortunato ha l’onore di averlo dietro al mixer in veste di produttore. Ma di Walker manca in primo luogo la musica, quello strano spazio che ha collegato l’esistenzialismo bergmaniano con l’intensità di Jacques Brel, riuscendo al contempo a raggiungere un pubblico ampio e ad influenzare tantissimi che sono venuti dopo. Ma è passato molto tempo da allora, e The Drift conferma tutte le tendenze dell’ultimo Walker: la lentezza di scrittura, la necessità quasi ostentata di oltrepassare i propri limiti, la completa insularità rispetto all’universo musicale contemporaneo. Per capire l’evento basti sapere che si tratta solo del quarto album pubblicato in oltre trent’anni. Come Tilt, The Drift tenta di unire pezzi a prima vista inconciliabili, musica colta, avanguardia e pop, elettronica, strumenti tradizionali ed inventati. Si parlerà molto di Jesse, scritta poco dopo l’attacco alle Torri Gemelle, che gioca a scomporre Jailhouse Rock sostituendone il riff con rumori di esplosioni, ma tutto l’album vuole costruire un immaginario fatto di suoni bizzarri come quello della tubax, un sassofono gigante di cui esistono pochissimi esemplari, o di percussioni improvvisate come una scatola di legno coperta da bidoni per i rifiuti. Si parlerà del lamento appassionato di Clara, della furiosa Cossacks Are, del finale gentile di A Lover Loves, si parlerà dei vuoti in cui Walker lascia cadere queste canzoni, più interessato a togliere che a riempire. Potremmo definire The Drift come un gioco di suggestioni estremamente difficile, e pur non essendo epocale come fu Tilt a suo tempo, resta comunque una precisa dichiarazione d’intenti da parte di chi ha ormai scelto di abbandonare qualsiasi logica di mercato. Paradossalmente ci sentiamo di consigliarlo ai giovani, a chi magari conosce Walker solo di nome, e non ai nostalgici di un suono che non tornerà più e non avrebbe neanche motivo di tornare.
Bernardo Cioci
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Track list
1 Cossacks Are
2 Clara
3 Jesse
4 Jolson and Jones
5 Cue
6 Audience
7 Buzzers
8 Psoriatic
9 The Escape
10 A Lover Loves |