The King of the Swamp Rock in action
Nel 1968 Tony Joe White apparve sulle scene con un album d’esordio, “Black & White” su Monument ( l’etichetta di Fred Foster iil cui più celebre esponente fu Roy Orbison ) che contribuì in maniera significativa alla crescita di quel genere all’epoca ancora indefinito ed indefinibile che mescolava country e southern soul.
Andati i giorni di Ray Charles, l’epoca d’oro della Stax e normalizzatisi artisti influenti ma minori come O.V. Wright o James Carr, fu lo swamp rock di Tony Joe White a rivitalizzare una maniera di scrivere che aveva avuto i suoi punti più alti nelle pene di Dan Penn, Spooner Oldham e Eddie Hinton, non a caso tre bianchi che con le loro canzoni segnarono più o meno consapevolmente uno stile. Penn era però avvezzo a problemi di droghe ed alcol e non avrebbe inciso un album solista fino al 1973, “nobody’s fool” mentre Eddie Hinton se la spassava entrando e uscendo da studi e sessions, alcune effimere, entrambi vivendo sui diritti d’autore delle loro più celebri composizioni per altri. Il testimone passò così a White.
Il suo debutto, avvalorato da una canzone, Polk Salad Annie” che Elvis Presley notò subito e non si fece sfuggire proprio quando cercava di riconquistare un mercato perso da anni di troppa brutta cinematografia, e dalla non meno famosa “Willie and Laura Mae Jones”, proponeva al mercato in decadimento del southern soul un autore capace di scrivere canzoni che erano brillanti vignette che rappresentavano la vita e le idiosincrasie del Profondo Sud con affetto e humour.
Nel giro di poco tempo tanti grandi cantati si accodarono a Presley per cantare le canzoni di Tony Joe White: Dusty Sprigfield, Salomon Burke sono i primi nomi che si ricordano. Solo pochi anni dopo, nel 1972 l’artista era diventato così celebre da potersi permettere un produttore di grido quale il grande Jerry Wexler che, presso i Muscle Shoals Sound, portò a termine uno dei suoi migliori album con un ensemble di musicisti che presero il nome di The Swampers. Tony Joe White era diventato, senza modificare di un millimetro il suo stile, il perfetto esempio del country bianco di impostazione rythym & blues che nei settanta licenziò qualche bel disco come “Nobody’ fool” di Dan Penn (vedi sopra) nel 1973, mentre l’anno dopo il bravo Donnie Fritts produsse “Prone to Learn “ del 1974, anche questo realizzato da Jerry Wexler ( e Kris Kristofferson ) ai Muscle Shoals Sound, anch’esso appartenente alla lista degli album imperdibili del coutry soul swamp rock sound della prima metà dei settanta.
Nella seconda metà di quel decennio un solo altro grande disco vene prodotto e quello più di altri deve essere considerato impedibile e lo firmava il gradissimo e sconsolato Eddie Hinton. “Very Extremely Dangeorus” su Caprcorn records, l’ultimo disco della gloriosa etichetta che andò in bancarotta quando il disco non aveva ancora superato le ventimila copie, lasciando Hinton disperato e traghettando il disco nella infinita lista delle
rarità di questo genere.
Questo dvd realizzato nel 1980 per il programma tv Austin City Limits è uno showcase delle più celebri composizioni di Tony Joe White, include anche la immensa “Rainy Night in Georgia “ e ci mostra un artista rilassato e in controllo. Ottimo chitarrista, capace di sostenere le sue canzoni con poco..
Pur non nel suo momento di maggior splendore White ci appare come un artista in ottima forma. La pubblicazione di questo show è poi il miglior pretesto per riparlare di lui e di quel genere souther soul che nei settanta dovette parare i colpi dell’incipiente discomusic e che ci ha lasciato comunque delle perle rare come i dischi su citati. Tony Joe white,ancora oggi in attività, sarebbe tornato di moda, come tutti i suoi coetanei e colleghi , i questi ultimi dieci anni, grazie a cantati come Kurt Wagner dei Lambchop che a lui palesemente si ispira.
Ernesto de Pascale
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