.

Jack Kerouac – Pic. Storia di un vagabondo sulla strada - Poesie beat

“sono venuto e ho fatto di te un vagabondo”

Jack Kerouac – Pic. Storia di un vagabondo sulla strada
Newton Compton -2005
7,90 euro

Jack Kerouac – Poesie beat
Newton Compton – 2006
5 euro

Jack Kerouac’s posthumous works Pic and Scattered poems:the ‘bop writing’ over his best known novels.



Nel 1968 Jack Kerouac si trasferisce in Florida con la madre e le seconda moglie Stella.La grave situazione economica che stanno attraversando gli fa riprendere e completare un vecchio manoscritto:Pic.Verrà poi pubblicato solo nel 1971 per la Grove press,dopo la morte del suo autore e con l’inesatta indicazione di ‘ultimo romanzo’.La prima singolarità di Pic è proprio di collegare (quasi per un caso fortuito,un accidente della sorte) due momenti della vita di Kerouac,nell’arco di quei suoi vent’anni così intensi di scrittura e di vita.Questo romanzo – o per meglio definirlo,questo lungo racconto – viene infatti scritto quasi per intero nel 1948 contemporaneamente a On the road e contiene molti dei temi più cari a Kerouac,anche all’ultimo Kerouac così stanco e distante da tutto e da tutti.L’editore Newton Compton ci ripropone in traduzione italiana Pic,romanzo forse sfuggito ai più ma che racchiude intatta la forza di un mondo ‘battuto e beato’.


Pictorial Jackson è un bambino nero di undici anni,che viene rapito al sonnacchioso North Carolina dal fratello maggiore Slim.Un lungo viaggio sulla strada porterà i due prima a New York e successivamente in California.Il tema del viaggio e quello dell’abbandono della campagna per le seduzioni della metropoli si innestano sull’esplorazione del mondo afro-americano (senza mancare un passaggio sullo scenario jazz:bellissima la session di Slim al sax).Immancabile è l’interesse di Kerouac per la figura dell’outsider presente nell’ampia gamma dell’umanità statunitense,dai vagabondi alle minoranze etniche.In Pic è attirato dalla vitalità dei neri e dalla loro capacità di reagire.Pic e Slim non perdono mai il legame con la loro cultura di origine,anche se rimangono degli ‘estranei’ in ogni tappa del loro girovagare.


Pur vagabondo,Pic è e rimane un bambino,che con curiosità e sorpresa guarda i nuovi mondi ‘allucinati’ intorno a lui e che descrive instancabilmente al suo interlocutore ideale,il nonno morto da poco.Kerouac racconta la storia di Pic con il ritmo incalzante della prosodia bop,arricchita nell’originale in inglese dalle inflessioni dialettali del North Carolina.Più che un libro per ragazzi Pic è un romanzo sospeso e commuovente al pari di altri analoghi romanzi di Kerouac,da Maggie Cassidy a Visioni di Gerard.

Sempre per la Newton Compton è recentemente uscita una nuova edizione della raccolta Poesie beat. Anche in questo caso si tratta di un libro postumo di Jack Kerouac,una selezione di inediti in volume curata dalla sua biografa ufficiale Ann Charters e apparsa nei primi anni ’70 per la City Lights di Laurence Ferlinghetti.

Scattered poems,questo il titolo originale,riunisce poesie di Jack Kerouac pubblicate su varie riviste fra il 1945 e il 1970.E’ una raccolta che non soltanto affianca le straordinarie Mexico city blues e San Francisco blues,ma soprattutto offre un quadro indicativo della produzione poetica di Kerouac,fotografata nel suo svolgimento lungo trenta anni.Si va così dalle prime poesie entusiaste e straripanti di parole e immagini –come non ricordare almeno quel ‘pull my daisy’ scritta con Neal Cassidy e Allen Ginsberg !- fino alle ultime più ‘ineffabili’ e spirituali, in particolare gli “haiku occidentali”.

All’interno di questa vitale e irrinunciabile evoluzione di poetica,le Poesie beat sono pur sempre pervase (nessun periodo escluso) dalla ‘gioia nella poesia’ di cui si nutriva Jack Kerouac e tutta la generazione beat.Scrive nel manifesto ‘The origins of joy in poetry’ : “è una specie di poesia vecchia-nuova,una poesia Zen e folle,che ti permette di scrivere qualsiasi cosa ti passi per la testa al momento,una poesia che torna alle origini,al bardo fanciullo,veramente ORALE,come ha detto Ferlinghetti,invece delle fumisterie dei grigi accademici.”

Forse per una volta fuori dalle mille leggende metropolitane che lo hanno circondato, Kerouac ci consegna liriche spontanee e illuminanti,quel ‘vero canto triste dell’uomo’ visionario e sincero quanto anarchico e infinito.Una serena energia in grado di creare nuovi territori e stati contemplativi.


Elisabetta Beneforti

tutte le recensioni

Home - Il Popolo del Blues

NEWSLETTER

.
.
eXTReMe Tracker