Excellent !!!

Garden Ruin è un album veramente bello. Dato alle stampe a tre anni di distanza dal precedente Feast of Wire, è un disco completo, equilibrato, maturo nella più profonda delle accezioni.
Un sound coinvolgente e capace di fondere rock, folk, cantautorato, americana.
Basta il brano di apertura, Cruel, per destare l’attenzione dell’ascoltatore, che come nei grandi album, pur senza sapere ancora cosa lo aspetta, ha immediatamente il sentore di trovarsi di fronte a qualcosa di speciale. Segue Yours and Mine, intensa canzone acustica che sfrutta belle armonie e il binomio chitarra-violoncello. I momenti acustici nell’album sono molti e mirabile in questo senso è anche l’intima Smash. I colori e la sonorità di questi momenti sono particolarmente intensi. In generale Garden Ruin, prodotto da JD Foster che appare anche in veste di musicista, è un album in cui i bellissimi e personali timbri sono uno dei primi aspetti a impressionare.

I Calexico sono in grado di alternare ai momenti acustici momenti elettrici altrettanto belli, come la convincente Deep Down o l’incisiva Letter to Bowie Knife. Non mancano i brani scorrevoli e godibili come Bisbee Blue, altra ottima traccia. Ma la band sa recuperare anche sonorità “di confine” come in Roka , dai toni un po’ latini e un po’ gitani, che alla voce vede la performance della cantante spagnola Amparo Sanchez. Altra piccola perla decisamente imprevedibile rispetto al contesto è il brano Nom de Plume, brano con testo in francese in cui Joey Burns assume tutti i toni da chansonnier. È un disco fortemente con i piedi per terra, basato interamente sulle canzoni, forse più pop di quanto ci si potesse immaginare. In Garden Ruin non ci sono pezzi deboli, i brani sono uno più bello dell’altro e ognuno è un universo a se che va costituire un puzzle bilanciato, solido, scorrevole dall’inizio alla fine.

Giulia Nuti