. JW Jones blues band - Kissing in 29 days
JW Jones blues band - Kissing in 29 days
(Northern Blues)
www.northernblues.com

Unfinished business for the talented young blues man. The guy needs songs, real blues songs, not shuffle ! Please help, he deserves more than what he gets!!!

Il venticinquennee canadese JW Jones ha fatto parlare molto di se negli ultimi anni: si è mosso bene nel mondo del blues, sempre più asfittico e alla ricerca di nuove leve, creando un seguito in Canada, sua terra d’origine, stabilendo il suo nome nel Nord America – merito della northern blues music che ha creduto in lui, investendo – e presentandosi in modo appropriato al pubblico del Nord d’Europa che, grazie al supporto della Crosscut, lo ha visto ben presente negli scaffali dei negozi di dischi, lì dove ancora essi sopravvivano.

Giunto al quarto album, per il musicista, chitarrista dallo stile lucido, un T Bone Walker per le giovani generazioni sulla scia di giganti come Junior Watson e Rick Holstrom, che non disdegna il tocco alla Steve Ray Vaughan, è arrivato il momento di fare i conti con se stesso.

Le copertine dei principali magazine, il riconoscimento generale, l’impegno in estenuanti tournee, gli Award canadesi del blues non ci fanno smettere di pensare che JW Jones abbia ancora molta strada da fare.

Il caso ha poi voluto che questo “Kissing in 29 days” esca contemporaneamente all’ottimo e selvaggio album di RJ Misho e all’autorevole ritorno al passato di Charlie Musselwhite per trovarci davanti a evidenti problemi irrisolti che non possono essere nascosti dalla presenza di un grande sassofonista come David “Fathead” Newman, perla fra le partecipazioni che costellano il nuovo album del 25enne canadese JW .

“Kissing in 29 days “ di JW Jones – chiederà il lettore assetato e superficiale – è, insomma, un buon disco o non lo è ? Vale la pena sbattersi per trovarne una copia ?
“Ksising in 29 days “ è un buon disco ma non basta a fare di JW Jones la piccola superstar che è stato fatto diventare.

Jones non ha la maturità vocale per affrontare certo materiale, a lui manca una carta capacità di sintesi tipica dei grandi gli artisti, il disco soffre di una mancanza di idee in sede di produzione, e,più in generale, in “Kissing in 29 days” mancano le grandi canzoni originali.
Quando Jones si erge dalla media generale degli shuffle per andare un po’ più a fondo e licenzia “Way too late”, il brano più intenso della raccolta, l’intero lavoro cambia marcia e lascia intravedere una strada per il futuro.

In caso contrario siamo davanti a una sequenza di piacevolissimi brani che permetteranno a JW Jones di lavorare – e anche tanto – ovunque, ma che lo manterranno in una posizione di stallo e di incertezza ancora per molto.
E’ solo una questione di scrittura ma, in tutta la musica, la bellezza e la validità dipende da quello.
Altro che Blues elettrico o acustico, swing o jump, Chicago o Delta.
Il segreto di tutto è la grande scrittura di canzoni.
Ancora di più per il Blues dove le 12 o 16 battute che dir si voglia obbligano ( apparentemente ) l’autore a muoversi in territori limitati.
Una sfida ancora più grande di quella in atto nel pop dove, dal punto di vista compositivo ( apparentemente ) tutto è permesso ma che, vinta, ti consegna diretto all’Olimpo della musica.

Ernesto de Pascale

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