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It Ain't Me, Babe Bob Dylan A pochi mesi dal tour estivo che dal 15 al 20 luglio scorso ha toccato cinque città italiane, Bob Dylan torna in Italia per promuovere il recentissimo Modern Times. L’attesa di ascoltare i brani nuovi dal vivo è alta, ma come succede ormai da molto tempo, seguire un concerto di Bob Dylan è come assistere ad un rito pagano. Una sorta di rito rock impedibile a cui dovrebbero prendere parte, almeno una volta nella vita, tutti gli appassionati di questo genere. L’atmosfera è quella delle più classiche, gli hard-core fans nelle prime file, i culturi poco dietro e in fine tutti gli altri a riempire per metà un DatchForum privato da un telo nero dell’ultimo anello, quasi a mascherare i posti vuoti. Bob Dylan, sale sul palco puntualissimo come sempre insieme alla sua band composta dal capobanda Tony Garnier al basso, dal polistrumentista Donnie Herron, dal batterista George Receli e dai due chitarristi Danny Freeman e Stu Kimball. La sorpresa annunciata della serata, è il ritorno di Bob Dylan alla chitarra, dopo cinque anni di testarda preferenza per la tastiera. Ad aprire il concerto è Cat’s In The Well, brano piuttosto incolore su Under The Red Sky ma che nel NET si è trasformato in un accattivante rock-blues su cui la chitarra di Freeman detta i tempi e Bob Dylan ricama qualche piccola perla chitarristica. Si prosegue con It Ain’t Me, Babe in una versione rilassatamente rock in cui brilla l’ottimo cantato di Bob Dylan e la bella linea melodica disegnata dalla pedal steel di Donnie Herron. Si passa poi al blues con una rugginosa Just Like Tom Thumb's Blues, cantata da Bob con il giusto piglio e suonata egregiamente dalla band che negl’ultimi tempi si sta lentamente affrancando dalla nomea di “musicanti senza cuore”. Salvatore Esposito |
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