Patti Smith – Twelve
(Columbia Sony/BMG)
www.pattismith.net

The title is Twelve, and this new album of Patti Smith contains twelve cover songs. Some of the sources are obvious for those familiar with Smith's influences (the Rolling Stones, Jimi Hendrix, Bob Dylan), some less so (Paul Simon, Nirvana, Jefferson Airplane, Neil Young), and a few come out of left field (the Allman Brothers Band, Stevie Wonder, Tears for Fears).

Di chiavi di lettura per Twelve, il nuovo disco di Patti Smith, ne esistono parecchie, certo il dubbio dell’operazione commerciale alla luce della sua introduzione nella Rock ‘n’ Roll Hall Of Fame resta, anche se sembra che questo disco sia stato fortemente voluto dall’artista. La Smith non è nuova nel rifare brani altrui soprattutto dal vivo, di certo tutti ricorderanno la travolgente resa di My Generation posta come bonus track su Horses ma qui siamo in territori ben differenti. Quando si sparse la notizia che era in arrivo questo disco, ci si aspettava un disco ruvido e rock dalle sonorità affini al bellissimo e più recente Trampin’, invece eccoci di fronte ad un disco cantautorale a tutto tondo ma difficile da digerire se ci si attendeva una tempesta sonora. All’ascolto il disco è scinitillante dal punto di vista sonoro, e non potrebbe essere diverso con la sua eccellente band tra cui spicca Tom Verlaine e due ospiti d’eccezione come Flea dei Red Hot Chili Peppers e Rich Robinson dei Black Crowes. Le interpretazioni in diversi casi sono ad altissimi livelli come nel caso di Changing Of The Guards di Bob Dylan o Helpless di Neil Young o ancora Gimme Shelter dei Rolling Stones. In altri casi ondivaghe come la zoppicante canzonetta dei Tears For Fears, Everybody Wats To Rule The World o ancora l’incolore resa di White Rabbit dal repertorio dei Jefferson Airplane. In mezzo c’è tanto mestiere che emerge in tutta la sua forza in due casi come The Boy In The Bubbole di Paul Simon e nella rilettura folkie old time di Smells Like Teen Spirits dei Nirvana con tanto di banjo in sottofondo. Un disco da acquistare per devozione, ma meglio starne alla lontana se vi aspettate la Patti Smith più rock.

Salvatore Esposito