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Robi Zonca & His Band - Rebel
(RZ)
www.robizonca.it

Robi Zonca leaves the Blues behind and moves forward

In ”Rebel” Robi Zonca conferma una impressione avuta durante il suo broadcast acustico negli studi de Il Popolo del Blues e cioè di appartenere per cultura e senso della musica a una categoria purtroppo quasi del tutto assente in Italia ed invece ancora proliferante in America, Europa continentale e Gran Bretagna di funky rock blues band che attingono a piene mani dai settanta e che lavorano con dignità nel circuito dei club. Questo è un merito del nostro che lo conferma ben oltre il blues, un linguaggio che usa nel suo chitarrismo mentre la sua voce corre sui binari di una negritudine più satura e flessibile, elastica nei momenti migliori di “Rebel“, il brano che dà il titolo all’album.
Lo coadiuvano in questo passo avanti - oltre alla sua band in cui spiccano Stefano Galli ed Antonello Aguzzi, chitarrista il primo ed organista il secondo - anche un piccolo ma agguerrito numero di amici d‘oltreoceano.
Per scendere nello specifico, le note dell’introduttiva “New York City Blues” riportano al Rory Gallagher di “Deuce”, “Live in ireland” e “Tattoed lady”
( quello con Lou Martin ex Killing Floor al piano, per essere più chiari) mentre “Hey man” è Southern Rock misto a California Sunshine Daydream con un ritornello che Zonca potrebbe vendere a Noel Gallagher degli Oasis, e “C‘mon baby“ non sfigurerebbe in un album solo di Gregg Allman. Piace riascoltate il grande Claudio Bazzarri alla slide in un brano, “Wait for Me” che lo rimanda alle sue stagioni primaverili e che è il segno di un mai sopito interesse verso un certo tipo di scrittura.
Bene insomma!, pur senza calcare troppo la mano né fare editti sulla partecipazione in questo album di Bernard Purdie - un mito della solida tradizione funk nera - Jimmy Vivino, già con Al Kooper e molte house band televisive, adattissime a questo tipo di prodotto e il blues man bianco Big Luther Kent, bravo ma che poco aggiunge al disco ( Zonca è un cantante sicuramente più originale di lui !).
Zonca ci pare avere in “Rebel” delle più alte velleità autorali rispetto al passato e ci si augura che le persegua fino in fondo per uscire dallo stretto abito del bluesman perché ha tutte le carte in regola per farlo. Adesso che ha testato il suo linguaggio di appartenenza può lanciarsi verso una concreta ed assoluta originalità che permetterà di eliminare la prossima volta qualsiasi termine di paragone.
Un paio di brani in meno ed il disco ci guadagnava moltissimo, davvero.

Ernesto de Pascale

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