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The Motown Complete Singles, vol. 8, 1968
(Hip-O-Select/Universal)

Il 1968 fu un anno speciale per la Motown. Fu infatti l’anno della consapevolezza, della presa di posizione, dei cambiamenti cercati ma inaspettati che coinvolsero l’etichetta ma più in generale l’intero quadro della vita sociale del popolo di colore come la tragica morte di Martin Luther King. Poteva l’etichetta che celebrava The Sound of Young America restare in disparte a guardare ? Era quella Young America la stessa di due stagioni prima ?
L’ottavo volume di questa bellissima ed esaustiva raccolta che la Hip-O-Select ha concepito come annuario discografico raccogliendo i singoli di successo anno per anno dell’etichetta di Detroit in confezioni curatissime e arricchite da un gadget e bonus, un vero quarantacique giri, come quelli di una volta, tenta di rispondere a queste domande con le canzoni top ten della Motown nel 1968.
La Motown rispose ai cambiamenti sostituendo i successi edulcorati di Diana Ross & The Supremes con quelli definitivi di Marvin Gaye di “I Heard it Through The Grapevine” e quelli zuccherosi di Smokey Robinson & the Miracles di solo 12 mesi prima con The Temptations nuova versione di “Cloud Nine”. In America scompariva velocemente il mercato dei singoli per farsi strada quello dell’album, una raccolta lunga di canzoni ma soprattutto di concetti. La Motown però non era mai stata forte con i concetti, era stata forte fino a quel momento nel marketing e doveva allentare le redini se voleva restare l’azienda leader del rinnovamento musicale nero, o la presunta tale. Per far questo doveva lasciar andar, e lo fece a malincuore, per la loro strada i suoi artisti. C’è una grossa differenza fra lo Stevie Wonder di “For Once In My Life” quello di “Talking book” di soli 18 mesi dopo o il Marvin Gaye di “What’s Going On” e Let’s Get It on” ma per comprendere la rivoluzione nell’etichetta forse più conservatrice della musica nera americana dei sessanta è il 1968 l’anno chiave. E dopo quella controversa stagione Berry Gordy Jr non sarebbe stato più lo stesso, pronto a fare le valigie ed emigrare a Ovest. Ma quella era già un’altra storia.

Ernesto de Pascale

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