A new little star shines in the Texas music scene. Her name is Abi Tapia. Her new album, The Beauty In The Ruin is a good collection of original songs that share influences that go from Mary Chapin Carpenter to Tracy Chapman.
Come è ben noto ai lettori, quando si parla di Texas si ci confronta con una scena musicale molto vitale alla quale guardare con costante curiosità non fosse altro perché di tanto in tanto oltre ai soliti cloni arriva qualche interessante sorpresa. Una di queste risponde al nome di Abi Tapia, talentuosa cantautrice cresciuta tra Iowa e Maine e con alle spalle già un disco, One Foot Out The Door pubblicato qualche anno fa. Il suo nuovo album, The Beauty In The Ruin è una bella raccolta di dodici brani autografi che lasciano trasparire un talento puro e cristallino supportato da un ottimo livello di maturazione artistica. Prodotto da Chris Gage, proprietario della MoonHouse Records ed eccellente polistrumentista, il disco vede la partecipazione di un affiatato cast di musicisti che partendo da sonorità roots, condite da pedal steel e violino, confezionano un sound che si sposa alla perfezione con l’atmosfera intimistica e riflessiva dei testi di Abi Tapia. L’ascolto rivela un songwriting che si rifà ai canoni più classici del cantautorato al femminile spaziando da Mary Chapin Carpenter a Tracy Chapman passando per Emmylou Harris, il tutto caratterizzato da uno stile personalissimo nel quale confluiscono country, folk e qualche pruzzata di rock. A rendere affascinante questo disco sono brani come l’iniziale ed autobiografica Another State Line, l’intensa My Miner ma soprattutto quel gioiellino che è la conclusiva The Last Waltz una ballata dai toni epici in cui brilla un testo particolarmente ispirato. The Beauty In The Ruin è dunque un disco maturo, solido e non ci sorprende affatto che la Tapia riesca ad affrontare anche tematiche dure come la depressione (The Easy Way) con grazia e classe o ancora si abbandoni a spensierati upbeat country come nel caso della trascinante Let The Lover Be. Se a prima vista le incursioni nel pop di Flying, nel rock di Born Again e nel folk di Beware hanno l’aria dei riempitivi, basta un secondo ascolto per capire che hanno spessore da vendere. Un ultima citazione la merita Get It And Go, brano di grande spessore nel quale emerge un cantato particolarmente ispirato della Tapia. Insomma se amate il cantautorato al femminile non lasciatevi sfuggire The Beauty In The Ruin, scoprirete una cantautrice con tutti i numeri per poter sfondare in un prossimo futuro.
Salvatore Esposito
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Another State Line
The Easy Way
How It All Started
My Miner
Let The Lover Be
Flying
Beware
Just Let Me Go
Get It And Go
Sorry
Born Again
The Last Waltz |