Un incipit fatto di qualche nota di blues denso, materico, profondo. Potrebbero essere i Black Keys. Si chiamano invece Bancale, vengono da Bergamo e sono un trio nato nel 2006 composto da Luca Barachetti alla voce, Fabrizio Colombi ai tamburi, Alessandro Rossi alle chitarre. In questo loro EP, il primo, raccolgono i frutti di due anni di lavoro, cinque brani registrati tra il 2006 e il 2008.
Bastano pochi secondi perché quelle iniziali, intense note di chitarra, accompagnate dai colpi di un tamburo che risuonano nel vuoto come quelli di una pistola, si trasformino nell'universo sonoro unico e originale dei Bancale. Come una disorientante sorpresa arriva la voce di Barachetti. Quasi non canta, piuttosto recita, sussurra, strascica le parole di testi cupi e strazianti. L'apertura Coproduci è un gioco di parole basato su kópros (sterco) e produci. Quadri in cui si mixano mattine di mal di testa e caffellatte fermo e freddo, cocaina, semafori rossi da sfidare e santini sul cruscotto. Vite di sforzi e storie paradossali che alla fine del gioco, come il corpo in un ciclo vitale, non producono ma kóproducono. Sullo sfondo dei testi bui e dei suoni ruggenti e melmosi della chitarra si muovono non solo tamburi, ma lamiere, motori, suoni di terra e di fabbrica, frastuoni di lavoro e fatica. Un blues rurale e sporco che guarda alle radici, coglie uno stato d'animo ed uno spaccato di umanità tenebroso e lo trasforma in musica. Musica, sì. Perché di quell'uso degli effetti e dei rumori non si fa mai un'esibizione ostentata come se si volesse mettere in mostra una trovata originale. Il trio seleziona e sceglie le sonorità e le fonde perfettamente con il senso del progetto, tanto che al primo ascolto si fa molta più attenzione ad un mood musicale che gira e funziona, che evoca sensazioni e suggestioni, piuttosto che a come è realizzato nel dettaglio. Il minimalismo dei Low si fonde con la ruggine di recitativi alla Tom Waits (Crinale), mentre sul fronte italiano il pensiero va ai Bachi da Pietra. Spesso abbiamo cercato lontano la psichedelia allucinata di Ben Chasny e Six Organs of Admittance, senza sapere che ne avevamo un esempio molto più vicino di quanto pensassimo. Bell'album e progetto in cui va premiato il gusto per un originalità Autentica, che non si arresta mai, neanche per un attimo, di fronte al sospetto o al timore di lasciare allibito chi ascolta.
Giulia Nuti
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Coproduci
Corteccia
Crepa
Crinale
Dolore |