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Nel nome del Rock n' Roll

Lyle Lovett, My Baby Don't Tolerate

(Curb Records/ Lost Highway)

My Baby don't tolerate è un disco già sul mercato da qualche mese, ma per la qualità della musica e per l'eccezionalità del personaggio il Popolo Del Blues ha ritenuto inevitabile dedicare ad esso almeno qualche riga, anche per il piccolo spazio che Lyle Lovett ogni sabato sera sulle frequenze dell'emittente fiorentina Controradio continua a conservare nel programma radiofonico del Popolo del Blues.
Lyle Lovett è sulle scene musicali da metà degli anni '80, ma dagli anni '90 fa vita da star anche in campo cinematografico con ruoli importanti nei film di Robert Altman ( The Player, Short Cuts fino al più recente Coockie's fortune).
Sul booklet del suo ultimo album solo particolari e foto di spalle, neanche un primo piano, ma non è difficile dalla musica e da quel poco di lui che si vede immaginare il suo volto smilzo, spigoloso e allungato da cow boy texano, una vera faccia da film.
Non ci sono parole dolci per i cuori sensibili in questo album, dimenticate le rime cuore-amore. Si comincia sull' autostrada , on the Highway 45 nell' Interstate 610, dove un redneck ubriaco mi ha quasi ammazzato ( da Cute as a Bug, brano di apertura del disco). Le ragazze bevono e sfrecciano ad alta velocità, le incontri per caso e ti lasciano solo al momento sbagliato. E poi non sopportano quando torni a casa tardi, non sopportano gli errori incorreggibili della tua vita sbandata - anche se non le lascerai da sole perché sei un gentleman e credi nell'amore vero - (My Baby Don't tolerate). All'inizio della carriera Lyle Lovett è stato etichettato per la vena country rock, ma in questo album l'approccio con tale genere è abbastanza dissacrante, dal momento che nel brano più distintamente country , On Saturday Night, non si parla di temi rassicuranti ma si racconta come si fa a rendere più movimentati i sabato sera a Nashville( e non basta giocare a tombola). I personaggi straordinari di My Baby Don't Tolerate sono un capitolo degno di essere affrontato a parte. Pescati all'amo chissà dove, basterà sfogliare le pagine del libretto e dare una scorsa ai testi per rendersi conto di chi si tratti. Il tutto in un quadro di musica di qualità, suonata bene ( eccezionale la performance del violinista Stuart Duncan ) e ben scritta. Muovendosi fra country, blues e rock n'roll Lyle, con voce calda ed espressiva, davvero vive il blues e lo interpreta con sentimento, raccontando nelle canzoni le storie di una vita ( non importa se la sua o quella dei suoi personaggi) dove tutto va un po' male ma mai troppo male. In fondo con te c'è il tuo vecchio camion nero da far stridere con le ruote sull'asfalto rovente da costa a costa (The Tuck Song) , e anche gli uomini di mondo, alla fine, se ne andranno in paradiso (I'm going to the Place, ultimo brano del disco). Redento o no dei suoi peccati, certo Lyle Lovett è uno di quegli artisti che con poca teoria e molta pratica si conquistano un posto nel cuore del Popolo del Blues, che lo assolve dai suoi piccoli screzi con le donne e con la legge con una pacca sulla spalla e nel nome del Rock n' Roll.

Giulia Nuti


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