.


Manhattan Transfer, Couldn't Be Hotter
(Telarc)


La storia dei Manhattan Transfer è quella di un gruppo dalla vocalità brillante, molto caratterizzata. Ambito e repertorio tipicamente americano all'inizio, poi un viaggio attraverso mondi diversi, un tocco di sperimentazione, l'approccio con i classici del jazz attraverso il vocalese grazie alla guida di Jon Hendricks. E' una vicenda che parte da lontano: infatti il gruppo, che prende il nome da uno scritto dell'autore americano John Dos Passos, muove i primi passi nel 1969 a New York City per l'iniziativa di Tim Hauser . La prima formazione, di cinque elementi, dura lo spazio di un album Jukin' (Capitol 1971), poi nel 1972 Hauser decide di muoversi in un ambito più legato al jazz e allo swing, con una formazione quattro. Lo raggiungono in questo progetto Laurel Massé, Janis Siegel e Alan Paul che insieme ad Hauser decidono di arrangiare le loro voci come se fossero state la sezione dei sax dell'orchestra di Count Basie. Dopo mesi di prove arriva il primo concerto nel giugno 1973 e la firma del contratto con l'Atlantic nel 1974: primi album e primi successi grazie al recupero di vecchi brani riarrangiati in four part black harmony. Poi nel 1978 Laurel Massé viene sostituita da Cheryl Bentyne e la svolta jazz è evidente: l'album Extensions presenta la versione con il testo della Birdland dei Waeather Report, poi l'ambizioso Vocalese vince due Grammy Awards. Successivamente arriva la collaborazione con il cantante-compositore brasiliano Djavan per Brasil e lo sperimentale (il primo per l'etichetta Sony) The Offbeat of Avenues con il brano Sassy che viene insignito di un Grammy per la miglior performance di jazz contemporaneo. Quindi negli ultimi anni il ritorno a un repertorio più popolare con il recupero dello swing e della produzione di Louis Armstrong. Oggi l'album appena inciso per la Telarc dal titolo Coudn't be hotter è un nuovo esempio di cosa il gruppo può ancora dare dal vivo. Ne parliamo insieme ad uno dei quattro componenti, Alan Paul.

Non è la prima volta che avete registrato un album dal vivo in Giappone. E' una coincidenza?
No, nessuna coincidenza. Solo che i Manhattan Transfer sono molto popolari in Giappone e quindi c'è stata una vasta scelta di tracce registrate dal vivo che riflettono il nostro nuovo repertorio.
Proprio su questo aspetto, abbiamo notato che in quest'album mancano vostri classici come Four Brothers o Boy from New York City che quasi sempre eseguite nei concerti. Come mai?
Questo perché Coudn't be hotter è focalizzato sui nostri album Swing e Spirit of St.Louis. Abbiamo deciso conseguentementre di provare a registrare dal vivo solo brani che non erano stati già proposti in altri live.
C'è una ragione per la quale negli ultimi anni per cui avete deciso di affrontare prevalentemente brani swing?
Abbiamo sempre avuto canzoni swing nel nostro repertorio. Dai tempi del nostro primo album con Tuxedo Junction. Ma quando abbiamo iniziato a lavorare al Cd Swing, c'è stato un vero e proprio rifiorire del genere, e quindi è stato consequenziale dedicare ad esso un intero album. Ma c'è un'altra ragione che è quella reale, è che ci divertiamo molto a cantarlo.
L'album Couldn't be hotter dimostra un ottimo feeling con il lavoro musicale di Yaron Gershovsky. Può essere considerato come il quinto Manhattan Transfer?
Yaron Gershovsky è il nostro direttore musicale fino dal 1980 e in molti casi è come se fosse proprio il quinto componente del gruppo. E' responsabile della formazione musicale che suona con noi e dirige anche quando ci esibiamo con orchestre più grandi. Ma al tempo stesso tutte le decisioni di carattere musicale e operativo dei Manhattan Transfer sono a cura dei quattro cantanti e del management.
La voce umana è uno degli strumenti più difficili da mantenere ad alti livelli. Avete qualche segreto particolare?
Le corde vocali sono simili agli altri muscoli del corpo e devono essere tenute sempre in forma altrimenti si atrofizzano. I cantanti hanno il compito più difficile di tutti i musicisti perché portiamo lo strumento all'interno del nostro corpo. Siamo suscettibili ai raffreddori, ai colpi di freddo, alle tensioni e quindi dobbiamo stare molto attenti ai cambiamenti di tempo.
Dopo tutti questi anni qual è il futuro dell'esperienza dei Manhattan Transfer?
Abbiamo programmato un anno di attività conseguentemente al nostro nuovo album inciso per la Telarc. Siamo molto stimolati a presentare continuamente dal vivo il lavoro fatto con il nuovo materiale. Continuiamo dunque a esibirci sia in tutto in mondo sia nel nostro paese ma al tempo stesso tentiamo di limitare il totale del tempo che dedichiamo ai tour sia per i nostri impegni familiari sia per i progetti individuali che stiamo seguendo. Questo del gruppo è stato un viaggio importante durato 31 anni e abbiamo sempre detto che fino a quando continueremo a crescere e a essere creativi e fino a quando avremo una vitale base di fan per i quali saremo pronti a esibirci, allora tenteremo sempre di tenere viva la fiamma dei Manhattan Transfer.

Michele Manzotti


tutte le recensioni

.
.

eXTReMe Tracker