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Una carovana per Brel
Next Brel (David Bowie, Scott Walker, Dusty Springfield, Nina Simone, Marc Almond, e altri)
Barclay - Universal 2004
L'uomo è un nomade diceva Jacques Brel parlando forse, e soprattutto, di se stesso.
La sua storia è fatta di un nomadismo interiore, che lo ha portato a visitare le stazioni dell'anima di ogni uomo, scavando in profondità, con leggerezza e ironia.
Alla sua poesia e alla sua musica un gruppo nutrito e variegato di artisti provenienti un po' da tutte le esperienze musicali rende omaggio con Next Brel, raccolta sorprendente che mescola il tempo e le anime della musica del poeta belga.
Al centro di tutto pare palpitare una doppia versione di Amsterdam, il manifesto di Brel, la sua Amsterdam, cantata solo una volta dal vivo in un celebre, immortale concerto all'Olympia di Parigi. La sua Amsterdam, roba davvero da far tremare i polsi a chiunque, passa attraverso il trattamento generoso e vero, di Anne Watts, pianista statunitense colta qui in un'incisione del 1998 (da un omaggio a Buster Keaton, parallelo forse da indagare più nel profondo) e di David Bowie, che il 5 febbraio 1970 la eseguiva nel corso di una delle sue prime esibizioni televisive, nel programma di John Peel alla BBC: riemergono inevitabilmente, oltre a quello di Brel, altri fantasmi, primo fra tutti quello di Nick Drake.
Bowie aveva scoperto Brel grazie a Scott Walker, che apre il disco con una versione davvero emozionante di Mathilde: un romanticismo nero macchiato di po' di disperazione.
Les filles/ C'est beau comme un jeu/ C'est beau comme un feu/ C'est beaucoup trop peu, cantava Brel nel 1962, e Scott Walker gli rendeva omaggio sei anni dopo in un album intitolato Scott 2. Ci sono le trombe e l'andamento fanfaresco che caratterizzava tante canzoni di Brel.
C'è forse un'altra canzone centrale che riprende un'aria di campagna, come una ventata di aria fresca appena screziata di pioggia. E' la vena melanconica di Jackie dove canta Chanteur pour femmes finissantes/ Même si je leur ch'ante Mi Corazon/ Avec la voix bandonéante che ritroviamo teneramente intatta in una versione del 1999 della band irlandese Divine Comedy.
Saltando poi tra una traccia e l'altra di questo bel disco, che ci riporta alla memoria altri ascolti che nel tempo hanno temprato il nostro affetto per Brel, incontriamo piccole gemme come la versione che il crooner (e non l'omonimo cantante country-and-western) Jimmie Rodgers dà di Les amants de coeur, scritta nei primi anni sessanta da Rod McCuen e incisa da Brel nel 1964: siamo dalle parti della melodia quasi hollywoodiana dei film con Rock Hudson, così come dalle parti di Bacharach (e forse non potrebbe essere altrimenti) ci troviamo con la voce di Dionne Warwick alle prese con una versione quasi epica di Quand on a que l'amour: ci sono i tromboni e i corni che fanno da contraltare alla voce magnifica delle grandi interpretazioni delle canzoni di Bacharach e David.
E si ritrova anche la voce e la passione della grande Nina Simone, che aveva una sua quasi segreta passione per Brel. Lo cantava spesso, e lo ha inciso anche in altre occasioni, dal vivo e in studio. Le piaceva in particolar modo Ne me quitte pas, forse perché le era congeniale. Il disperato canto di abbandono le si addiceva. E lo cantava appiccicata al microfono seduta al pianoforte. Qui è alla prese con Les Désespérés, apparsa la prima volta in un suo storico e recentemente ristampato album intitolato Nina Simone & Piano.
Next Brel è un omaggio che sonda il tempo, raccoglie le perle sparse negli anni, tra gli omaggi che in molti hanno reso a Jacques Brel.
Sulla scena della vita, un vortice frenetico che andava a mille chilometri all'ora, lui ci esortava a viaggiare, a correre per lasciarsi alle spalle tutto, gli amori sopra ogni cosa. Viaggiava da nomade. Entriamo nella carovana.
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Enrico Bianda
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