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Soft Works
Quattro signori distinti stanno attualmente viaggiando l'Italia in lungo e in largo proponendo una musica che ha radici nell'amore tutto europeo per il jazz creativo ed improvvisato che anche da noi si sviluppò con ottimi risultati nei primi anni settanta. I cinque signori viaggiano sotto la denominazione di Soft Works e il nome rimanda immediatamente al più celebre gruppo inglese Soft Machine, di cui i quattro hanno fatto in qualche momento parte, la formazione strumentale che spronò tanti giovani musicisti negli anni sessanta a intraprendere la strada della ricerca. Hanno nomi che ai più non diranno molto ma Hugh Hopper al basso, Elton Dean ai fiati, John Marshall alla batteria e Allan Holdsworth alla chitarra rappresentano anche nel campo della didattica internazionale un preciso punto di riferimento per chi vive di musica. L'Italia è il primo paese europeo ad accoglierli sui propri palcoscenici al seguito di un disco, Abrcadabra (MoonJune/Edel) di alto livello, ed i musicisti non nascondono che l'affetto è ampiamente ricambiato.
Holdsworth e Marshall nel 1973 (foto E.DePascale)
Quando suonavamo in Italia nei primi settanta- ci dice Hugh Hopper che tiene le fila del progetto e nei primi sessanta iniziò una scena musicale importante nella piccola Canterbury - scoprimmo un modo umano di trattare i musicisti che altrove non esisteva, una sorta di visione intellettuale e culturale del nostro mestiere che sembrava avesse più a che fare con il rinascimento che con i nostri tempi. Altrove non è così nemmeno a tanti anni di distanza!. Facile allora veder il perchè del loro esordio in concerto qui da noi. Partecipai al festival jazz di Bologna con la Indo Jazz Fusion group di Joe Harriott prosegue il batterista John Marshall e tornai in Gran Bretagna entusiasta. Quando i Soft Machine mi offrirono di suonare con loro la prima domanda che posi, prima ancora di chiedere quanto guadagnavo, fu Ma si va a suonare in Italia?. Non è quindi un caso che un pubblico più giovane si sia avvicinato a una musica che è più un flusso emotivo che compositivo . Oggi i giovani non sanno più cosa sia la ricerca e l'esplorazione aggiunge il sassofonista Elton Dean, caposaldo del jazz moderno britannico e non si sa improvvisare. Gran parte del jazz che ascolto è lounge music, musica da intrattenimento senza rischi, dove nessun musicista si mette in gioco. Le richieste che abbiamo avuto per tornare insieme ci chiedevano espressamente di riproporre la nostra musica di allora, oggi. E' stata un pò una scelta missionaria quella di fare i Soft Works!.
Holdsworth e Marshall nel 2004 (foto E.DePascale)
Allan Holdsworth, il chitarrista che rappresenta un simbolo per i giovani e che vive in America dal 1978 si esprime invece sottolineando altre caratteristiche del progetto Con la tecnologia digitale abbiamo potuto lavorare anche a distanza ma vi posso assicurare che le difficoltà espresse dai miei colleghi sono le difficoltà di tutti quelli che vogliono fare qualche cosa di originale. Con la differenza che oggi basta essere in uno per creare una casa discografica. E' stato così che l'italo slavo Leonardo Pavkovic, oggi residente a New York City, ha pazientemente rimesso insieme i tasselli di uno dei più prestigiosi progetti musicali dell'intera europa del jazz moderno a cavallo fra i sessanta e i settanta per riproporlo oggi in chiave contemporanea. E l'idea che abbia scelto proprio l'Italia come trampolino di lancio è un segno della nostra vitalità non ancora sopita che vive grazie al mercato indipendente e a quella di promoter e agenti coraggiosi , una volta fan, oggi professionisti.
Ernesto De Pascale
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