. |
Intervista a Marco Fabi
www.marcofabi.com
Giulia Nuti intervista in esclusiva per Il Popolo del Blues Marco Fabi, musicista ventisettenne romano che pubblica oggi il suo promettente EP di debutto, “La collina di vetro” (Edel, 2004). Le tracce che compongono questo lavoro discografico sono quattro, e si muovono su una linea di equilibrio fra cantautorato, rock e pop di qualità. Si passa da momenti più autenticamente pop (Come ieri) a momenti più intimi ( insieme al vento), sempre all’insegna di un accorto lavoro di produzione e arrangiamento
-Partiamo dall’ inizio...quando hai cominciato a scrivere canzoni?
“Da bambino strimpellavo il piano rubando accordi a mio padre, a casa si è sempre respirata un’atmosfera musicale, poi verso i 14 anni ho iniziato a dedicarmi alla chitarra che mi ha dato una diversa libertà espressiva, solo allora sono nate le mie prime bozze di canzoni”.
-Hai cominciato cantando in inglese...da che cosa nasce la scelta dell’italiano? “In realtà no...ho iniziato scrivendo in italiano...tutti i primi anni di concerti li ho fatti presentando un repertorio di canzoni inedite in italiano con cui ho partecipato anche a vari concorsi e rassegne (Rock Targato Italia, Arezzo Wave...). Ma da sempre i miei pezzi nascono in un finto inglese, sul quale poi vado a ricamare l’ italiano; per un periodo ho scelto di adottare la lingua inglese e questo mi ha portato grosse soddisfazioni e collaborazioni.
-So che per un periodo di tempo hai vissuto a Londra. C’è qualcosa di quell’ esperienza che è rimasto e influenza il tuo modo di fare musica?
“Londra è una città splendida, ancor di più se fai musica..., gli spazi per suonare live sono tantissimi e c’è sempre un grande interesse da parte del pubblico, lì ho visto suonare e conosciuto dei musicisti veramente validi e questo ha fatto sicuramente bene alla mia musica.
-Quali sono i pro e i contro che ravvedi nei due diversi panorami musicali? quello inglese e quello italiano intendo.
“Nel panorama inglese non vedo dei contro, se non gli stessi di cui è vittima l’ ”intero pianeta”, ovvero intendere troppo spesso la musica come una merce di consumo e non come un’ arte. Qui da noi invece siamo proprio nella... in quanto la maggior parte degli spazi per la musica sono occupati proprio da quei progetti esteri che, a prescindere dall’ effettivo valore, vengono imposti dalle due grosse nazioni produttrici di musica: Inghilterra e America.
-Nelle tue canzoni gli arrangiamenti sono molto curati. Qual’è l’importanza dell’ arrangiamento nella stesura delle tue canzoni?
“Adoro arrangiare, creare le sfumature giuste per far vibrare la voce; il lavoro di arrangiatore è il mio secondo lavoro preferito, gli dedico un sacco di tempo ormai da anni. Credo che oggi sia importante per ogni cantautore raggiungere una padronanza con certi mezzi di registrazione che ti permettono di evidenziare la tua personalità stilistica.
-E più in generale, un buon arrangiamento può valorizzare una struttura relativamente semplice fino a farla diventare un pezzo speciale?
“Questo non succede spesso... Credo che un pezzo deve essere speciale già in partenza e l’ arrangiamento deve sottolineare quello che la canzone ha già di buono.
-Specialmente ascoltando “Immobile”, che rimanda per alcuni aspetti un pò ai Beatles e a certa musica inglese del periodo, e ascoltando poi la versione di “Love”, che appare come bonus-track sul tuo disco, mi viene di chiederti: qual’è la musica con cui sei cresciuto e quali sono le tue influenze musicali?
“Mi sono nutrito con i Beatles da quando ero bambino insieme ad una passione davvero speciale per Lucio Battisti. A casa ho sempre sentito tanta musica grazie a mia madre, ex Dj di qualità, lei mi ha fatto scoprire la maggior parte degli artisti che amo, prima ancora che fossero conosciuti in Italia come Ben Harper, Dave Matthews B. , Tory Amos etc...
-Si legge nella presentazione del tuo disco che, nonostante l’impostazione abbastanza acustica del tuo EP, la veste di cantautore ti va stretta. Qual’è la direzione musicale che vorresti invece sviluppare?
“Non mi sento proprio cantatutore, anche perchè non sono l’unico autore dei miei testi che sono spesso opera di più mani; invece, amando e dedicandomi molto agli arrangiamenti ed alla realizzazione, mi sento sopratutto a mio agio nella veste di “compositore”-arrangiatore.
-Progetti futuri o date dal vivo?
“Sto iniziando a registrare il resto dell’ album, cosa che mi occuperà per i prossimi due mesi ed in questo periodo non suonerò dal vivo. Le prossime date sono previste in corrispondenza dell’ uscita del disco.
-“La collina di vetro” è il disco di debutto di Marco Fabi, ma tu sei un musicista che ha già fatto esperienze importanti. Cosa consigli a chi è giovanissimo e comincia ad avvicinarsi al mondo della musica?
“Preferirei risponderti tra qualche anno..., se pur ho un pò di gavetta alle spalle, sono ancora un esordiente, quindi posso solamente dare il consiglio che mi do più spesso:
ovvero di vivere la musica come un’ “arte”, cercando di rimanere me stesso.
Roma, 18 febbraio 2005
Giulia Nuti
tutte le recensioni
Home - Il Popolo del Blues
NEWSLETTER
|
. |