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Taj Mahal: Mkutano
(Tradition & moderne)
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The Culture Music Club of Zanzibar (il cui nome significa “the land of the blacks“) nasce nel 1958 ed il luogo culturale più giusto per essere eletto nel tempo ad area di scambio delle culture pan africane e est asiatiche. Taj Mahal si è recato lì con la stessa modestia con cui ha avvicinato nei decenni la musica indiana, hawaiiana, strumenti esotici come la kora e il suo virtuoso Toumani Diabate, il rock & roll, le sessions con Jimmy Smith, con rappers, i Rolling Stones, Ry Cooder. Quella stessa umiltà del viaggiatore, del ricercatore, che, dedito alla scoperta, accetta le altrui culture senza primeggiare con la propria. Nasce così Mkutano, un viaggio nelle orchestre Taarab, nella cultura crossover vera, non quella che ci viene sciorinata con regolarità altrove. Il musicista allievo di Mississippi John Hurt e Sleepy John Estes ricordiamolo compie quel viaggio ritroso che è lo stesso dell’irrisolto film della serie “The Blues“, “dal Mali al Mississippi“. Certo, Mahal è un colosso del Blues e proprio a lui Scorsese chiede aiuto quando nel lungometraggio Cory Harris o Salif Keita mostrano il fiatone, con sicurezza possiamo affermare è che questo “Mkutano“ è la colonna sonora al film che non c’è, a un documentario che coprisse le falle di “Feel like Going Home “ (Dal Mali al Mississippi).
L’incrocio multietnico non è lontano a vecchi umori che Taj aveva percepito nei sessanta dai suoi compagni di scuderia Kaleidoscope (il loro leader Simon Feldthouse è un turco/ marocchino nato in Florida) quando la musica era eclettismo e gioia della scoperta. Mahal, si mette a disposizione dell’ensemble trovato on location e si lascia trasportare, documentando, occupando il posto del cantacronaca di una volta, mettendo a disposizione dei musicisti africani quei tradizionali del blues o quegli originali come “Catfish Blues “ che sono a tutti gli effetti dei classici del genere e che servono a costruire l’ossatura di quest’album.
Disco straordinario questo “Mkatano” fa il paio con l’album dei Tinarewin, recensito su queste pagine e inserito fra i migliori dischi dell’anno 2004. L’album di Taj Mahal piacerà agli appassionati di world music, di musica etnica, di ricerca, di tradizioni popolari, di rimando, gli appassionati di blues. “Mkatano” non piacerà e non potrà piacere a quelli che ascoltano la musica per compartimenti stagni, per partito preso, con spirito competitivo.
Ma quelli pensiamo non leggano Il Popolo del Blues.
Ernesto de Pascale
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