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Widespread panic: Jackassolantern
(sanctuary)
www.sanctuarygroup.com
www.widespreadpanic.com




2003’s Halloween celebration by one of the most important jam band of the last few years. All covers, good ones!

Usanze che vanno, che vengono, che restano e si cementano nelle abitudini della gente. Una volta c’era il carnevale adesso c’è Halloween. E per Halloween è buona abitudine dettata dai Phish per primi, di esibirsi dal vivo in un set speciale. Nel 2003, Widespread Panic, una band che sta uscendo prepotentemente fuori alla distanza, decidono di fare festa a modo loro e stilano una lista di brani che hanno poche cose in comune e quelle poche sono tutte improbabili. Missione impossibile ? niente affatto!. Ci pensano i Panic. Ecco allora “Sweet Lord “ dei Black Sabbath spalla a spalla con “Slippin’ into darkness” dei War o “ Ball of Confusion “ del periodo psichedelico dei temptations con “ Peace Frog “ dei Doors, “Sympathy for the devil “ degli Stones con “Godzilla” di Edgar Winter, un grande successo strumentale dei settanta.
La scommessa è semplice: riuscire a dare un proprio suono a tutto questo. Conclusione a lieto fine visto che il gruppo si lancia senza freni e interpreta i brani con gioia e rilassatezza, davanti a un pubblico rumoroso ma – secondo chi scrive – altrettanto rilassato. Il risultato è un bel disco in cui gli irsuti Panic mostrano le loro radici. Solo in “ sex machine “, brano suonato chiaramente per intrattenere il pubblico, si resta un po’ dubbiosi ma giusto perché l’immagine di James Brown è troppo preponderante e lontana da quella di questi fricchettoni del duemila. Spiccano in “Jackassolantern” gli interventi solistici e fra questi spiccano quelli di Randall Bramlett (ex Sea Level, Stevie Winwood band) che, grazie a un bel timbro che ricorda Brandford Marsalis nella celebre tournée mondiale con Sting – quella di “bring on the night “ – aggiunge groove al groove ed è davvero un piacere.
Un buon album che piacerà agli amanti delle jam band e del rock classico contemporaneo. Non un disco fondamentale, ma un album che diverte e magari, a conti fatti, tieni nel lettore più frequentemente d’altri altisonanti capolavori.

Ernesto de Pascale


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