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Maurizio Gianmarco: Punkromatic
(Brave Arts/Columbia)
www.mauriziogianmarco.com

Il sassofonista romano Maurizio Gianmarco, sulle scene dai primi anni settanta, da quando con i New Morning tentò di miscelare jazz e blues secondo il gusto dell’epoca, è oggi una delle più alte della creatività in jazz in Italia. Senza troppo clamore, Gianmarco ha acquisito concentrazione e profondità di scrittura, non ha limitato il proprio lessico e, da qualche tempo in qua, con la sua formazione, Megatones (composta dal mugellano Dario Cecchini ai sax, da Pino Iodice al piano acustico e alle tastiere, da Gianluca Renzi al contrabasso e da John Arnold alla batterie e ai loops) sta raccogliendo bene il seminato. Nelle note di questo ottimo disco, “Punkromatic”, Gianmarco non nasconde le intenzioni del gruppo e afferma “… vedo, insomma, la necessità di musicisti che tornino a scrivere…” e più avanti nelle note “…quando, tempo fa, concepii il progetto Megatones, fu proprio nell’intento di sperimentare certe mie idee compositive non necessariamente allineate al panorama idiomatico jazzistico corrente, pur restando il jazz, nella sua totalità, il riferimento primario…”. Parole che non possono essere malintese e che faranno tirare un respiro di sollievo a coloro i quali amano il rigore e a quanti sanno apprezzare l’onere di impegnarsi nella scrittura.
Sull’onda delle sue parole e di ciò che ne deduciamo ascoltando, Gianmarco ci offre quindi uno splendido album di “scrittura “jazz completa e sfaccettata con molti picchi e attimi illuminanti. Dalla partenza di “hypnodrive”, una composizione che si ha voglia di ascoltare più volte, snodandosi attraverso momenti di ispirazione mingusiani per atterrare nella calda terra del funk con “ A Classic Funk “ un brano che, nonostante il titolo, non ha niente di scontato nè di risaputo ma che procede su alterazioni inusitate per il genere. Maurizio Gianmarco a volte pare uno scienziato che stia lavorando per un mondo migliore, che i suoi Megatones siano i comprimari del team e che il cd sia il risultato finale di una ricerca portata a buon fine. C’è quindi da sottolineare e complimentarsi che in ogni passaggio l’ensemble dia dimostrazione d’affiatamento e disponibilità a compiere ricerche ed ad avventurarsi avanti. Ne giova la musica, e il risultato complessivo, per un album che ha pochi paragoni a livello internazionale e che la comunità del jazz creativo c’ invidierà. Gianmarco, che prosegue questa strada dell’elettrico e dell’acustico dai tempi del mitico supergruppo dei tardi anni ottanta Lingomania ( nato troppo presto e scioltosi troppo presto, ahimè!…) continua qui la sua strada e ha trovato in questi musicisti l’armonia che cercava. Ci piace porre l’accento sul contributo al disco e ai Megatones di Maurizio Gianmarco, di Dario Cecchini, un musicista visto partire da molto lontano e oggi approdato forse nella migliore formazione che potesse incontrare in Italia. Non poteva andargli meglio. Non poteva andare meglio agli appassionati di jazz e non solo con questo “Punkromatic “ di Maurizio Gianmarco e dei suoi Megatones, comunque, perché in questi 54 minuti ci hanno comunicato il loro ottimo stato di salute musicale e ci fanno ben sperare per il futuro del nostro jazz oltralpe.

Ernesto de Pascale



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