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Sean Costello: Sean Costello
Artemis Tonecool records 2005 - USA
Sean Costello deluderà i suoi numerosi estimatori che lo definivano come l’unico giovanotto bianco capace di suonare del Chicago Blues secondo le sacre regole. Siamo infatti di fronte ad una svolta musicale drammatica per i puristi: Costello passa dal Blues al Soul senza nemmeno salutare in nome di una crescita personale fatta nuove mete musicali. Dettaglio importante, sarà un disco di Soul un po’ bastardo, ma rimane un’opera di grande levatura, che si situa dalle parti di Johnny Taylor, Donnie Hathaway e del redivivo Al Green. Costello agita meno i mostri dell’ego chitarristico limitando la durata e il numero degl’assoli e mette in luce una crescita notevole come talento vocale.
I pezzi belli si sprecano, dall’iniziale “No half steppin’” alla chiusura di “Don’t pass me by”, tutti giocati sull’emozione attraverso Soul, Rhythm’n’Blues e Blues, le viscere della musica nera. Convincenti la dylaniana “Single twist of fate”, il rock-blues di “Piece of mind” con terrificante assolo di chitarra, e “Father” che andrebbe a pennello per R.L. Burnside. Molto belli i Soul “Take it easy baby” e “I’ve got a feeling”, con delle grandi interpretazioni vocali. Di livello gl’accompagnatori, con l’hammond e l’armonica in evidenza. Forse non sarà l’ultimo tentativo, ma il ragazzo ha il diritto di cercare la sua strada tenuto anche conto del talento che ne fa di gran lunga il miglior chitarrista cantante sotto la trentina. I risultati eccellenti sono sotto gl’occhi di tutti.
Sembra una banalità, ma per alcuni non lo é: meglio un bel disco di Soul che un brutto disco di Chicago Blues.
Luca Lupoli
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