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Rainbow Chasers
A caccia di arcobaleni con Ashley Hutchings
Rainbow Chasers
Teatro dell’Antella
“Facciamo Canzone 2006” - Bagno a Ripoli ( Firenze) 01.02/06
Se pensiamo alla musica di tradizione come a un grande giardino, o a una foresta di alberi secolari, possiamo anche immaginarla, per dirla con Borges, come un giardino dai sentieri che si biforcano. E per questi mille sentieri ci conduce con piglio sicuro, forse alla ricerca della pentola d’oro sepolta sotto l’arcobaleno, Ashley Hutchings con i suoi Rainbow Chasers. Se c’è una cosa che ti colpisce in Hutchings è la sua inesauribile energia, la sua capacità di lanciarsi continuamente in nuovi progetti. Ecco allora, dopo le tante reincarnazioni della Albion Band, i Rainbow Chasers, i cacciatori di aquiloni, con Ruth Angell al violino, alla chitarra e alla voce, Jo Hamilton con viola, chitarra e voce e Mark Hutchinson, chitarra e voce. Un complesso interamente acustico ma di grande impatto la cui spina dorsale è rappresentata dal complesso intreccio dei due archi che passano in un attimo dall’eleganza seicentesca delle country dances al ritmo incalzante del jig, fino ad incantarci con il malinconico arrangiamento di Robert Kirby in Given Time, dedicata a Nick Drake.
Belle, appassionate canzoni d’autore, composte dai quattro membri del gruppo, impiantate su una robusta vena folk, impreziosite da spunti classici, con un occhio alle ballate tradizionali e l’altro al country. Belle e molto diverse le voci: oltre a quella sicura e trascinante di Ash, quella fresca e impetuosa di Hutchinson, gli echi sognanti e delicati di Ruth Angell, i timbri più scuri e vellutati, con echi di Joni Mitchell, di Jo Hamilton. Belli i testi, delicati ed evocativi, trasparenti come un acquerello, impalpabili come la brina mattutina sui vetri di una finestra, i vetri sui quali battono di notte i fantasmi di Ghots In The Rain, forse la canzone più bella di tutto il programma. Se Ashley ci narra le antiche migrazioni degli zingari e racconta che, con la loro capacità di viaggiare e di mescolarsi con gli altri popoli, sono stati probabilmente i primi veri europei, Ruth Angell gioca subito dopo, con grande virtuosismo, a mescolare jig e indiavolate melodie klezmer in The Gypsy Jigg. Parlavo poco fa di sentieri che si biforcano e, ammirando dal vivo artisti come Ashley Hutchings, ti capita di scoprire particolari e dettagli iluminanti. Così, guardandolo suonare noti i legami mai interrotti con la scena beat degli anni Sessanta, il grande informale laboratorio da cui tutto, anche il folk-rock, è nato: Ashley è un grande bassista melodico, un tessitore di trame fiorite più che un accompagnatore, come Paul McCartney. Chi ha perso questo grande concerto può naturalmente rifarsi e andare a caccia di variopinti arcobaleni ascoltando il CD Some Colours Fly pubblicato dalla Talking Elephant.
Stefano Pogelli
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