. Il Caimano - Nanni Moretti - il nuovo film

Nanni Moretti - Il Caimano
(Sacher Distribuzione)

Nanni Moretti - Il Caimano - locandina

Deve aver provato un piacere pazzesco Nanni Moretti ad interpretare Silvio Berlusconi nelle sequenze finali di Il Caimano, “film su un film nel film” prendendo in prestito una frase usata dal regista romano nel 1981, per definire il suo ”Sogni d’oro”.

Sta di fatto che in questo gioco di film che s’incastrano uno dentro l’altro
(seguendo le scuole di Truffaut, Hitchcock, Altman) almeno uno non è un film ma rappresenta la cruda verità, ed è quello che riguarda il presidente del Consiglio e i suoi trascorsi con molti, tanti, troppi soldi che non si sa da dove vengono e che con un’immagine molto efficace di Moretti che fa cadere una cascata di bigliettoni di vecchie lire dal cielo, proprio sulla scrivania dell’imprenditore milanese.

Non fosse stato presentato nelle sale italiane venerdì 24 marzo ma dopo le elezioni del Il Caimano avremmo potuto parlare sottolineandone temi cari a Moretti da sempre, ad esempio, come fare (e forse salvare, visto le velleità di Nanni) il cinema italiano con i suoi tanti problemi, oppure le problematiche del protagonista, un grande Silvio Orlando, produttore in rovina professionale ma soprattutto privata con un rapporto ormai scoppiato con la moglie (Margherita Buy), uomo disperato e solo, al punto di chiedere alla sua segretaria “chiunque chiama passamelo, voglio essere disturbato”.

Invece il film sull’Italia, una commedia di costume, insomma, torna sempre al punto di partenza, al film su Berlusconi che nessuno vuole fare e che la giovane regista (Jasmine Trinca) è decisa a portare a tutti costi a termine
(“Il pubblico attende un film così – esclama la Trinca – non è possibile che nessuno in Italia sia stato capace di fare un film su Berlusconi”).

Il tutto si snoda in una realistica passerella di personaggi: i critici, categoria odiata profondamente da Moretti sin dagli esordi, il giornalista che non si piega davanti all’editore Silvio (la figura di Indro Montanelli appare in controluce), il dirigente Rai (l’attore Antonio Catania), il direttore di banca, l’attore impegnato (un realistico Michele Placido) che si rivela un attento calcolatore e molla in nome di un improbabile anno sabbatico, la troupe – una selva di cinematografari veraci da Antonello Grimaldi a Giuliano Montaldo attraverso Carlo Mazzacurati – e perfino la annoiata compagnia domenicale nella calda campagna toscana, con i cameo di Renato de Maria e altri celebri.

“Il Caimano” é, allora, a guardarlo bene, anche questo: un viaggio senza ritorno del regista nel cuore di personaggi, in gran parte ”caratteri”, la cui romanità al cento per cento, ben descrive usi e (mal)costumi capitolini.

Moretti piacerà quindi ai suoi fans visto che ne “Il Caimano” non si è allontanato di molto dalla sua modulistica di sempre. Lui il cinema lo fa così, raccontando il mondo con il suo stile (ma con una fotografia un po’ migliore, questa volta!). Questa volta però, pur restando un outsider, si coglie una urgenza ”temporale” che non è però mai scollegata alla sua personalità.

Ecco venire in primo piano ne “Il Caimano” il vero Nanni Moretti: il suo fare cattolico e un po’ bacchettone da moralista malinconico che se ne frega un po’ di tutti e tutto, pur correndo il rischio di rallentare i ritmi del film e annoiare in passaggi superflui (il balletto delle maestranze sul set del film in preparazione, la partita di calcetto dei figli – giusto per non dimenticare dove batte il cuore del tifoso), il suo desiderio perverso di tenersi per se le migliori battute (“In Italia c’è sempre tempo per una commedia” e partono le immagini di repertorio di Berlusconi...), la cura di prendersi sulle spalle il personaggio più scottante conscio di scatenare l’ira e le critiche ma anche – si presume – i plausi.

In questa girandola di sincroni e fuori sincroni, ben pensati e cinematograficamente ben escogitati, Moretti lancia strali precisi e decisi.

Fermiamone alcuni: “Un film su Berlusconi? – esclama quando il produttore/Silvio Orlando gli offre la parte che sarà poi rifiutata da Michele Placido – E’ quello che la gente di sinistra vuole vedere al cinema. Ma tutti sanno già tutto”.
E poi, prima di unirsi in coro a un’obsoleta canzone del belga Adamo(ma quanta voglia di cantare ha Nanni Moretti?) chiosa: “ Chi vuol sapere sa, chi non vuol vedere non vede”..

C’è dell’altro: l’ombra lunga dei girotondi e del 2002 lascia il segno nella scena finale. Chi è, infatti, che esclama “Quant’è triste la Sinistra?“ Silvio Berlusconi/Nanni Moretti o viceversa?.

O, ancora: chi tira una riga assoluta, solo un attimo dopo. su tutta la rimanente ciurma della coalizione di destra, cancellandola? l’attore o il politico? Qui la risposta è più semplice: tutti e due anche se le motivazioni sono opposte.

“Il Caimano” è, insomma, un film che non corteggia gli incerti, solo perché gli incerti si guarderanno bene di andare a vederlo presto, ma che, invece, tutti gli incerti dovrebbero vedere ora.

Non ci vuole un critico cinematografico per affermare che Moretti non è né Carmelo Bene né Orson Welles nel descrivere Silvio Berlusconi ma dovrebbe far pensare, ancor più dell’iperbole conclusiva dopo la condanna che Moretti decide per Silvio Berlusconi (7 anni di reclusione e interdizione dai pubblici uffici), una frase messa in bocca al produttore/investitore estero che, mancando l’attore di punta, si ritirerà pure lui: “Italiani, popolo a metà fra orrore e folclore”.

E’ una frase terribile che Moretti ha buttato là con non calanche, forse troppa, come sa fare lui, anche in altre occasioni, per chi lo conosce, pubbliche o non pubbliche.

Se la frase fa parte della sfida che Il Caimano propone, presto sarà una buona occasione per dimostrare che siamo tutti, ma proprio tutti, riflessivi compresi, molto meglio di come ci descrivono e consci del nostro valore civile e morale.

Cambiando.

Nanni Moretti con Il Caimano pare non aspettare altro.

Ernesto de Pascale

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