. Barney Hoskins - Hotel California

Barney Hoskins - Hotel California
(Forth Estate)
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Welcome to bittersweet’a true musical stories at the real Hotel California. A great book by Barney Hoskins!!!

La grande Festa mobile losangelina iniziò con straordinarie ammucchiate, Porsche in mano a ventenni, catapecchie tramutate in luoghi di ispirazione massima e terminò con un “Welcome to the Hotel California” e tutti i suoi vaffanculo annessi e connessi, mentre il magnate gay ebreo David Geffen contava il contante, compreso quello usato per tirar su cocaina pura.
Era accaduto tutto in soli nove anni, fra il 1967 ed il 1976.
Ecco, in poche righe, il fulcro di “Hotel California” dell’inglese Barney Hoskins, giornalista pieno di acume, capace di guardare a fondo perfino nelle canzoni a lui più care, quelle con cui lui (e molti di noi) sono cresciuti e si sono confessati la prima volta.
Non ci fanno una bella figura nell’ordine: Mama Cass, Crosby e soci, gli Eagles (soprattutto Frey ed Henley). Il talentuoso arrangiatore Jack Nitzche viene descritto per una merdaccia compulsiva e il giro delle camere da letto sembra un monopoli dove chi passa dal via riscuote non le celebri ventimila lire ma ben altro.
“Hotel California” è un piacere a leggersi ed è immaginifico, pieno di fotografie forti e scandite dal tempo, fermate sui solchi di tanti capolavori immortali che paiono aver pagato il patto con il diavolo insieme ai propri autori.
L’imperscrutabile J.D. Souther, uno che ha insegnato molto a Frey ed Henley, viene raccontato come uno sciupa femmine, il ricchissimo Ned Doheny come un Jackson Browne di seconda categoria, la straordinaria Judee Sill come una vittima delle probabilità, Gram Parson come un (quasi) mitomane dalle mille potenzialità, David Blue come quello arrivato una generazione troppo presto.
Quando, nel 1974, Browne licenzia il bellissimo “Late for the sky”, gli Eagles cambiano marcia (e produttore) con ”On the Border”, Neil Young si ridimensiona andando a vivere a Zuma beach, descrivendo i suoi molti bassi e pochi alti nell’irripetibile “On the beach” e Joni Mitchell si inalbera musicalmente con il cantautorale jazz rock sofisticato di” Court & Sparks”, tutti i giochi di letto sono stati fatti e portati a termine.
Da lì in poi sarà solo caduta libera con molti miliardi a far da paracadute. Mentre intorno un mondo fatto di Jimmy webb. Randy Newman, espatriati come i Fleetwood Mac, intellettuali come Van Dyke Parks e Ry Cooder stavano a guardare la decadenza prendere forma.
La città bruciava mentre Geffen suonare ilo suo jukebox personale dalle colline di Hollywood programmando “Sad Cafè”, “The Last Resort”, ”Wasted times”, “Life on the Fast lane”. Ridendosela alla grande alla faccia di chi aveva fatto, consapevolmente o inconsapevolmente, il suo gioco.
Brillante libro, storia da oscar. Imperdibile.

Ernesto de Pascale

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