. Rosanne Cash - black cadillac


Rosanne Cash - black cadillac
(Capitol/Emi)
www.rosannecash.com



Rosanne Cash’s best album brings her out of the blue

Pensi a Rosanne Cash e credi subito di trovarti davanti a una artista country di stampo tradizionale. Niente di più sbagliato. Sin dai suoi esordi, nei primi ottanta, Rosanne, figlia di Johnny e Vivian Liberto Cash, moglie di Johnny Cash prima di June Carter, è una artista contemporanea dotata di una ottima penna, una gran bella e riconoscibile voce, emotivamente propensa a esporsi, e di idee valide per decretare senza peli sulla lingua che questo “Black Cadillac” sia, a tutti gli effetti, il miglior disco della sua carriera.
“I was Watching You” è intensa e profonda, mentre il successivo “Burn down the town” è radio friendly dotato di un bel groove che riaffiora prepotente in “dreams are not my home”.
”Black Cadillac” mostra la grande musicalità della Cash che in America inizia finalmente per farsi notare come seria contendente di Emmilou Harris per qualità, dotata di una migliore e più fluida e continuativa vena autorale (Emmilou scrive davvero poco!) che sfocia in belle canzoni come ”Good Intent”.
“Black Cadillac” è un album con idee produttive chiare e le canzoni sono centrate nel difficile rapporto parole - musica come nel caso della pianistica ”The World Unseen”, uno dei momenti migliori del disco.
Le canzoni rispecchiano lo stato d’anima emotivo di Rosanne e delle persone scomparse intorno a lei in meno di due anni, esattamente il periodo di gestazione del disco prodotto in parte a Los Angeles da Bill Botrell e in parte a New York da Jim Leventhal, uno dei nomi forti di Nashville oggidì.
Settantuno secondi di silenzio, uno per ogni anon di Johnny cashh al suo decesso, concludono “Black Cadillac”. Vanno fatti scorrere tutti per riflettere sull'assenza di questo grande uomo che lascia il testimone, più omneo direttamente, in famiglia, in nome della contemporaneità che ha caratterizzato i suoi ultimi anni di lavoro appassionato da cui la figlia Rosanne Cash ha attinto inspirazione per il miglior album della sua carriera.

Ernesto de Pascale

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