Are you ready to leave for a fascinating psychedelic folk trip?
Si è sentito parlare spesso di come la nuova musica folk americana si ispiri al cosiddetto “primitivismo musicale”, a quel minimalismo e a quella circolarità legati a doppio filo con nomi di artisti come John Fahey. Nel poliedrico e sfaccettato underground americano è difficile però trovare artisti per i quali la definizione sia così perfettamente calzante come per Currituck Co.
Currituck Co. è un ragazzo di Washington che vive a New York, all’anagrafe Kevin W. Barker, membro dei Vetiver di Devendra Banhart.
Ghost man on first e on second sono i primi due capitoli di una psichedelica trilogia di musica acustica. Solo con la sua chitarra e con una manciata di altri strumenti, Kevin si lancia in un viaggio attraverso lunghissime raga psichedeliche che affondano le radici nella tradizione folk sia americana che inglese.
Il primo disco si apre con nove minuti di “A raga called Nina”, liberissima rivisitazione di Black is the colour of my true love’s hair. L’album si evolve attraverso arpeggi senza fine che si arrotolano e sviluppano mentre Currituck, sommerso e ammaliato dall’estasi creativa, qua e là accenna ai temi cantanti dei brani. Vengono più volte chiamati in causa i nomi di guru della musica che sono fonti di ispirazione per Currituck, a cominciare dalla Nina Simone del brano di apertura per approdare al successivo brano originale dal titolo “Requiem for John Fahey”, citando poi Bert Jansch con la versione della sua Silly Woman e Fred Neil con “Dedication: Fred Neil”. Verso la fine, con “The march of the people who do not know you”, Kevin lascia da parte la chitarra acustica per imbracciare quella elettrica, in una distorta e strampalata scarica che risveglia deliberatamente tutti coloro che fino a quel momento si erano adagiati sulle sonorità acustiche del disco. E’ un album semplice, ma bello e affascinante quando ci si lascia trasportare dalle sue atmosfere mistiche e dall’estrosa creatività di Currituck Co.
Più complicato diventa invece l’ascolto di tutti e tre i cd (Ghost man on second è un album doppio) uno di seguito all’altro, perché la creatività di Currituck è affascinante ma va somministrata a piccole dosi.
Nel primo brano di Ghost man on second, album introdotto da una copertina con immaginarie cartine geografiche tipo Terra di mezzo di Tolkien, sembra che questa volta il fantasma (Ghost) sia entrato nella cucina di Currituck e si diverta a giocare con le pentole e i cucchiai.
Uno scoordinato, nel senso più buono del termine, incipit di percussioni introduce un primo, lunghissimo, brano in cui il banjo la fa da padrone. Rotti gli ormeggi con un primo capitolo della trilogia, “Ghost Man on first”, in cui ancora qualche legame con la musica scritta resisteva, Kevin si tuffa in un’improvvisazione estremamente più liquida e “anti armonica”, con sperimentazioni sonore ben più ampie della semplice chitarra acustica dell’album precedente, in cui quello che gli passa per la testa va su disco quasi senza filtro, ad eccezione di qualche brano un po’ più scritto come My Home. Stesso vale per il cd 2 che va a completare Ghost man on second.
Il progetto è interessante, ma ascoltare tutto l’album di fila è una maratona un po’ impegnativa.
Giulia Nuti
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Track list
Ghost man on first
1.A raga called Nina
2.Requiem for John Fahey
3.A Raga called Pat Cohn
4. Dedication: Fred Neil
5.Silly woman
6.The tropics of cancer
7.The march of the people who do not know you
8. I truly understand
Ghost man on second
CD1
1.Embark
2.The ark
3.My home
4.don’t the road look rough & rocky
5.space cruising
CD2
1.Space cruising boogie (remix)
2.Don’t the C look wide & deep
3.Disembark
4.Where is my friend? |