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Johnny Guitar Watson
The Funk Anthology
Shout Factory – USA – 2005

Texas-born Johnny “Guitar” Watson was buddy to future greats such as Johnny Copeland and Albert Collins, eventually ahead of them in mastering terrific guitar-solos. The fate decided otherwise. JG Watson became a trendy funkster in the seventies, a U-turn that will give him financial reward and great popularity.

Questa antologia aiuterà coloro che non conoscono Johnny “Guitar” Watson a colmare il secondo periodo d’un artista tanto odiato dai puristi e altrimenti amato da un pubblico assai più eterogeneo. La storia é semplice: ragazzino prodigio alla chitarra, ma innamorato del piano, negl’anni 70 Watson non esitò a gettarsi nella corrente disco/funk, partorendo alcune canzoni, come “Ain’t that a bitch”, “Real mother for ya” e “Gangster of love” che lo fecero ricco e famoso. Con il suo pimp-look e una musica in continua oscillazione tra Funk, Rhythm’n’Blues, Blues e Disco, era in effetti un precursore al quale molti altri si sarebbero ispirati. Scomparve improvvisamente nel 1996. The Funk Anthology contiene 31 canzoni, di cui 6 inediti, e un ricco libretto di 28 pagine, il tutto un pò pacchiano, come si conviene ad un artista che aveva un altro difettuccio non da poco, un classico dell’egocentrismo: multistrumentista di talento, su disco suoleva suonare tutti gli strumenti, installando ovviamente una chiara monotonia sonora. Tant’è, Johnny “Guitar” Watson rimane un musicista unico e qui troverete altri suoi pezzi famosi, "Superman Lover", "Tarzan", "Funk Beyond The Call Of Duty" (insopportabile!), "It's About The Dollar Bill", "Booty Ooty", "Lone Ranger", "Love Jones". Uno squarcio nel buio è invece l’ingresso di chitarra in “I want to ta-ta you baby”. La vera sorpresa sono i sei inediti, "Baby's In Love With The Radio", "ET" , "Feel The Spirit Of My Guitar", "Don't Be What UC", "Before I Let You Go" e "Ain't Nodbody's Business" assolutamente straordinari per inventiva, potenziali hits da classifica Rhythm’n’blues che farebbero la gioia di molti produttori, costituzionalmente a corto d’idee. Si narra che “Guitar” abbia lasciato alla bella moglie Virginia una colossale eredità in canzoni assolutamente geniali, oltre ai diritti d’autore che corrono come un fiume tranquillo. Se volete veramente conoscere la musica afro-americana, questo é un artista “incontournable” come dicono i francesi, inevitabile, ma i più delicati d’orecchie faranno meglio a limitarsi al primo periodo King/Federal, nemmeno tanto facile da reperire.

Luca Lupoli

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