Born in Mississippi as Robert Lee Wilson, Smokey was buddy to the likes of Roosvelt “Booba” Barnes, Big Jack Johnson and Frank Frost. In 1970 he moved to Los Angeles, where he opened the Pioneer Club in Watts. His nervous guitar playing, filled up with chunky riffs, merges with intense singing, very much Smokey’s trademarks.
Questo disco cade a pennello per farsi un’idea esaustiva d’un musicista poco conosciuto ma di grande valore, ormai uscito dalle scene per problemi di salute. Gl’appassionati di Blues lo conoscono già per un disco memorabile su Black Magic nel 1997 - con il grandissimo William Clarke, un’armonicista apprezzato in giusta misura solo dopo la sua scomparsa. Qui, almeno a dar credito alle note di copertina, all’armonica ci sarebbe Rod Piazza (vedi 88th street Blues su Blind Pig), vecchio amico di Smokey, ed a orecchio può trattarsi solo di un armonicista di ottima levatura. Consigliamo anche Smoke’n’Fire su Bullseye Blues 1993, un disco che metteva in evidenza il chitarrismo del nostro. Apriamo una parentesi per dire che il libretto di questo CD soddisfa l’occhio ma deborda di notizie, notiziole e aneddoti senza un vero filo logico. Grosso modo, dopo una lettura veloce, s’intende bene solo l’evidenza: queste sono le registrazioni per l’etichetta Big Town fine anni settanta come dice la seconda parte del titolo, mentre la prima si riferisce al fondoschiena femminile. Cinque inediti, a cui viene affiancato l’anno 2006, sono stati aggiunti a questa ricca selezione, e a parte le sporadiche apparizioni di Piazza, i nomi degl’accompagnatori di Smokey Wilson non evocano nessun ricordo evidente e, sinceramente, nemmeno particolari emozioni. Qui s’innesta il miracolo o meglio appare, come d’incanto, la stoffa dell’artista: Smokey basta a se stesso, con una voce che letteralmente trasuda Blues e un chitarrismo essenziale, fatto d’un fraseggio fulminante, ma assai corposo nei suoni. “I wish I was single” un pezzo di Johnny Copeland già presente nel disco con William Clarke - é l’esemplificazione di tutto ciò, dove ovviamente anche Piazza gioca un ruolo importante. Il Blues lento di “You shattered my dreams”, dall’incedere quasi orchestrale, ci mostra la profondità dell’artista, capace di una grande prestazione al canto, riconoscibile ovunque. “Goin’ away baby” é invece uno shuffle downhome seguito dall’inevitabile “Goin’ to Mississippi”. Sarebbe troppo lungo, e noioso per coloro che leggono, descrivere uno ad uno i pezzi tra i quali si nascondono diverse perle. C’è perfino “If you love like you say” qui identificata col titolo alternativo di “I’m no fool, I know the rule” e comunque attribuita a Little Johnny Taylor. A parte il libretto caotico, l’unico rimprovero da fare è la qualità degl’accompagnatori, senza infamia e senza lode, con un sound manierato troppo fine anni settanta. Altrimenti un disco assai significativo 78 minuti e passa - del quale ci dovrebbe esser presto un seguito.
Luca Lupoli
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Track list
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