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Jesse Malin - Glitter in the Gutter
(One little Indian)
www.jessemalin.com

Honesty and roughness rocks hard on NYC’ s son Jesse Malin at his third album. A predictable but respectfull disc.

Jesse Malin ha scelto la strada di un linguaggio diretto sin dagli esordi, scelta che nel nuovo album “Glitter in the Gutter“ è evidenziata da una scrittura prevedibile ma onesta, nella tradizione del rock stradaiolo della est coast estremizzata in canzoni come “Prisoners of Paradise“, dalla presenza di Ryan Adams e da un cameo di Bruce Springsteen che sostanzialmente non spostano il disco in campi diversi dal generale tono nudo e crudo tanto caro al cantautore elettrico.
Malin è solo l’ultimo di una lunghissima schiera di cantautori agrodolci con l’elettrica in mano e una rosa nel cuore. Questi autori non si distaccano molto l’uno dall’altro se non per sfumature e per riferimenti. Quelli di Malin sono chiari sin dalla scelta di una cover di “Bastard of Young “ di Paul Westenberg, rispettato solista oggi ma nel cuore della generazione di Malin come non dimenticato leader dei grandi The Replacements da Minneapolis.
In tutto “Glitter in the Gutter” c’è qualcosa dei bassifondi e un senso generale di risurrezione come nell’immancabile NYC’s song (ogni cantautore che si rispetti ne ha una) “New York Nights“ o nella più radiofonica “tomorrow‘s night“.
Disco per gli onesti e i sinceri “Glitter in the Gutter “ non è destinato a lasciare il segno forse perché non ci sono brani che fanno davvero la differenza, Jesse sarebbe dovuto apparire sul mercato molto tempo fa per incunearsi bene mentre è solo al terzo album!.
Tutto è giusto in “Glitter in the Gutter“, in stile, e il groove non manca - al basso notiamo Sammy Yaffa, in pianta stabile con The New York Dolls, ma sempre e solo mediamente ok mentre oggi, e Malin lo sa, ci vogliono più che mai grandi canzoni per colpire nel segno in un segmento in cui gente come Springsteen fa la parte del leone acchiappando con il suo talento tutto il bottino rimasto al punto tale che la sua partecipazione, peraltro così poco incidente, in “Broken Radio“, toglie a Jesse Malin più che dare. Chissà se il cantutore o qualcuno del suo staff ha fatto preventivamente questa riflessione. D’altronde chi sarebbe così bischero da dire no a The Boss?.

Ernesto de Pascale

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