The last Brian Wilson standing
Come tutti i geni Kelley Stoltz vive in una propria dimensione. Va avanti per la sua strada condividendo con i poveri umani apparentemente molto ma ben poco ad esser sinceri perché sfido chiunque a raggiungere livelli così fini di precisione e artigianato artistico a meno che tu non ti chiami Brian Wilson, Van Dyke Parks o pochi altri nomi. Stoltz in (quasi) perfetta solitudine produce un suon circolare ( dal titolo di questo nuovo sesto album ) completo, tornito, a volte aspro -come nell’iniziale “everything begins” - a volte avvolgente - come in “Gardenia”, un gioiello - e anche quando prende in prestito linguaggi antichi - “Mother Nature” potrebbe essere uscita dal songbook dei Charlatans di Wilhelm, Hicks, Hunter, Ferguson - lo fa con la consapevolezza di chi ha vasta conoscenza dei lessici. Un aria vagamente sixties non scade mai nel revivalistico ma attraversa lo stile compositivo a trecetosessanta gradi
Stoltz è a un crocevia adesso : cosa altro potrà dimostrare ? La sua scrittura è chiara, identificabile, di alto livello, lo stile assodato, addirittura identificabile al primo ascolto. Se la sentirà di offrire i propri servizi a terzi, oppure no ? Preferirà proseguire in perfetta solitudine ? Esiste un luogo in cui la genialità può confluire senza consumarsi nelle umane alienazioni ? Questo è quello che pare chiedersi l’artista di San Francisco e il recensore con lui.
Perché a volte il rispetto non basta, serve altro.
Ernesto de Pascale
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Track List
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