J.Tillman – Vacilando Territory Blues
(Bella Union)

Con l’ingresso di J. Tillman lo scorso gennaio i Fleet Foxes completarono il loro dream team che in qualche modo, vista la tendenza alla perfezione vocale dei nostri, riporta oggi il gruppo indie più popolare del momento a sorta di Crosby, Stills, Nash & Young del 2008.
Tillman, batterista e autore, compositore e chitarrista è a tutti gli effetti il Neil Young della band di Rob Pecknold fosse non solo per la quantità prodotta dal nostro in un solo anno, quello appena concluso,con ben 4 cd scaricabili all’attivo di cui questo Vacilando territory Blues è solo la punta dell’iceberg.
In un gioco di corsi e ricorsi storici Tillman salta a piè pari i suoi nuovi compagni d’avventura e atterra su una safe land che ancor più stimolante di quella della band di cui fa oggi parte. Stile intimo e confessionale, canzoni elettroacustiche che stupiscono per lo spessore e la qualità.
Il miracolo si compie nella dilatata Barte Blues dove si mischiano gli umori e in No Occasion dove appare il fantasma di Jack Nitzche. Nell’unico momento in cui Joshua porta all’attacco tutta la squadra di musicista lo fa con l’autorevolezza di un leader navigato. L’uso del piano verticale, di uno stile battreristico che ricorda Levon helm, di chitarre che appaiono e scompaiono e sembrabo apparentemente fuori luogo danno spessore a brani come Above All Men che potrebbe essere uscito da Everybody Knows Who Is Nowhere:
Quando nel timrbo Tillman ricorda Ray La Montagne o, ancora di più, il bravissimo Kreg Vessellman viene in aiuto lo stile compositivo che nel brano che dà il titolo all’album raggiunge l’apice con il semplice racconto della vita vissuta da Joshua. Gran disco, grande artista.

Ernesto de Pascale