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Lloyd Cole – Cleaning out the ashtrays

È il 1984 e Perfect Skin è il singolo di quella primavera inglese, Rattlesnake, l’album d’esordio di un giovane il cui nome non è difficile da ricordare, Lloyd Cole, che seguirà a ottobre dello stesso anno, convince e mette tutti d’accordo.
È l’inizio di una lunga e tormentata storia ben documentata da questo cofanetto di 4 cd - Cleaning Out The Ashtrays - che documenta il passaggio da giovane speranza a adulta icona dei perdenti attraverso tre decenni di difficoltà e integerrimo rigore artistico.
Indipendente dal 1998, Cole - da anni americano a tutti gli effetti - è un cantautore elettrico un po’ anomalo. I suoi Commotions, riunitisi nel 2004 per commemorare il loro fantastico esordio, furono un abito stretto fin da subito sciogliendosi nel 1989 per lasciare a Lloyd la libertà di spaziare raccogliendo qui e lì ispirazioni da un talento forse troppo grande da essere inscatolato in una sola casella. Ci sono album davvero convincenti nella sua produzione, album di cui ci è dimenticati molto presto che questa collezione tende a voler ricordare senza però toccarli, andando invece a svuotare i portacenere o - meglio - i cassetti, ancora pieni di ottime memorie. “lord Cole” della fine degli ottanta, “Love story” del 1993, la band The Negatives, “Music in a foreign Language” del 2003 sono lavori che parlano chiaro : per Cole l’imperativo è essere se stessi, perseguire una propria strada a testa alta.
59 brani: versioni alternative, rari lati b, sedute di registrazioni inediti e cover (ce ne sono di Lou Reed, Leonard Cohen, Marc Bolan), brani originariamente considerati non adatti al momento costituiscono il cuore di Cleaning Out The Ashtray che nonostante i 25 anni coperti rappresenta bene l’idea organica di musica che rende Lloyd assolutamente unico.
Per chi non conosce Cole diciamo che musicalmente tende a raccogliere il rigore e l’intimità di Leonard Cohen e a trasportarlo in canzoni subito memorabili. Canzoni di spessore ma allo stesso tempo limpide, dai toni vocali a volte imperfetti ma pieni di sensibilità tangibile. L’artista compie questa operazione da sempre e decennio dopo decennio la sposta con lucida determinazione da un mondo musicale al successivo senza perdere mai la rotta. In questa raccolta alcuni brani sono poco più che sketches ma - come i grandi artisti - Cole non disdegna accantonare e magari poi manipolare. Così come lo sviluppo del box mostra chiaro la sua capacità di distaccarsi dai dischi senza guardare troppo indietro - come nel caso di Antidepressants del 2006 di cui a oggi resta poca traccia - anche questa modulistica tipica dei grandi talenti.

Hrundi V. Bakshi

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