The fifth Coldplay album is really mediocre, full of commercial tracks and poor of good songs. Please come back to the start!
Ecco la delusione dell’anno. La delusione assoluta dell’anno. La dimostrazione che per fare un grande disco non bastano una copertina stilosa e un nome incomprensibile ma cool, non basta la superproduzione di Brian Eno (superproduzione che diventa over-produzione a volume altissimo e con più suoni della Filarmonica di Vienna), ma soprattutto non bastano le collaborazioni con la reginetta pop del momento e le comparsate in televisione da Fiorello questo specie se si cerca ancora di proporsi come la stella polare dei gruppi “alternativi”.
Per fare un grande disco servirebbero le idee e i Coldplay ne sono malamente a secco.
Talmente a secco da dover infarcire l’album con tre (sic!) mini-tracce da massimo 50 secondi Mylo Xyloto (la title track poi…); M.M.I.X.; A Hopeful Transmission per non togliere prezioso tempo radio al singolo e ai futuri singoli dei quali invece farebbero pienamente parte.
Talmente a secco, e mediocri, da poter proporre in compenso soltanto due canzoni e mezzo di ottimo livello in un intero album, atteso da oltre tre anni: Us Against the World, che a parte i primi fastidiosi secondi iper-prodotti (vedere sopra alla voce Brian Eno), presenta un bravissimo Chris Martin in una calda e appassionata canzone semiacustica; il singolo Every Teardrop is a Waterfall che invece sta nuovamente dalle parti del “muro del suono” ma ha una verve che gli altri pezzi dell’album si sognano. Anche se, va detto, siamo sempre dalle parti di Viva la Vida e in tre anni qualcosa avrebbe dovuto pur cambiare, o ritornare alle origini.
La “mezza” sarebbe Don’t Let it Break Your Heart, un buon pezzo, non da antologia, ma che comunque dimostra che i Coldplay potrebbero e dovrebbero fare di meglio.
Cosa resta? Poco, pochissimo.
Partiamo scartando le canzoni brutte o inutili: vale a dire il pessimo tentativo blues Major Minus, l’acustico meno riuscito (U.F.O.; Up in Flames), la terribile Up With the Birds, la sconcertante Princess of China con la collaborazione speciale (?) di nientedimeno che la graziosa Rihanna (ma scommetteteci, sarà un singolo e sarà in testa a ogni classifica mondiale, cioè sarà passata in radio ogni mezz’ora, una vera disdetta).
Dicevamo, restano Hurts Like Heaven e Paradise, cioè i due tentativi meno riusciti ma comunque piacevoli di Every Teardrop…, e Charlie Brown, che al di là di qualche fastidioso effetto di sottofondo si situa su un buon livello. Poco, veramente poco.
Come qualche fan della prima ora diceva, citando una delle canzoni simbolo del decennio trascorso “The Scientist”, please come back to the start. Non per nostalgia, ma almeno per dimostrare che la vetta non è stata raggiunta nel 2002 e ci attendono solo album in discesa, salutati da folle oceaniche e critiche plaudenti, ma che raffrontati al passato fanno tenerezza.
Matteo Vannacci
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1. "Mylo Xyloto"
2. "Hurts Like Heaven"
3. "Paradise"
4. "Charlie Brown"
5. "Us Against the World"
6. "M.M.I.X."
7. "Every Teardrop Is a Waterfall"
8. "Major Minus"
9. "U.F.O."
10. "Princess of China" (featuring Rihanna)
11. "Up in Flames"
12. "A Hopeful Transmission"
13. "Don't Let It Break Your Heart"
14. "Up with the Birds"
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