Stefano Barotti, Uomini in costruzione
(club de musique/IRD)
Lalbum desordio del trentunenne massetano Stefano Barotti, Uomini in costruzione (club de musique/IRD) non dispiace, intriso cosi comè di immagini retoriche molto simili a quelle del principe della canzone dautore Francesco De Gregori al quale Barotti fa costamente riferimento. Stefano è un cantautore a tutti gli effetti secondo gli stilemi classici della canzone italaina di questo stile e il produttore, lo statunitense Jono Manson, ha fatto un buon lavoro mandando a memoria le sonosità dellautore di Alice non lo sa con una predilezione per le atmosfere più vicine a dischi come Buffalo Bill per un album che cresce da un ascolto allaltro. Avere De Gregori come riferimento, specifichiamolo subito qui, non viene a detrimento di Stefano Barotti che deve andare avanti a testa alta, orgoglioso di appartenere sin da questo esordio alla casta eletta del cantautorato locale. Una migliore sintesi poetica e leliminazione di qualche immagine sfruttata altrove non avrebbe nociuto al risultato finale poetico che è comunque onesto e generoso, svolgendosi in 12 brani originali uniformi mai urlati e basati sulle finezze strumentali dei molti musicisti presenti in questa registrazione, realizzata fra le apuane e il Nuovo Messico. Quando Barotti si compiacerà un pò meno delle sue assodate qualità e tirerà le redini al suo stile produrrà dischi sicuramente più graffianti e ciò non guasterà certo a un prodotto finale, questoUomini in costruzione, che pur non mostrando le tipiche pecche di un lavoro desordio mette in luce ancora qualche incongruenza facilmente recuperabile specialmente se un secondo album seguirà il primo in breve tempo.
Ernesto de Pascale