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MASKED AND ANONYMOUS
(Colonna sonora del film di Bob Dylan)



Chi sosteneva che il 2003 sarebbe stato un anno morto per la produzione discografica di Bob Dylan, evidentemente si sbagliava, sono usciti ben due album tributo (The Gospel Songs Of Bob Dylan e May Your Song Always Be Sung Vol.III), due colonne sonore (Gods & General e Masked & Anonymous) e ben 15 ristampe di album storici in super audio cd. La nostra recensione tocca la colonna sonora di Masked & Anonymous, film in cui compare lo stesso Bob Dylan, nella veste di protagonista nei panni di Jack Fate, un bluesman vagabondo che viene fatto uscire di prigione per suonare in un concerto di beneficenza. Nel cast attori di spicco internazionale come Jessica Lange, John Goodman, Luke Wilson, Giovanni Ribisi, Val Kirkmer, Penelope Cruz e Mickey Rourke, che hanno accettato compensi minimi pur di recitare al fianco di una delle più grandi leggende del rock americano. Il film è diretto da Larry Charles e con tutta probabilità scritto e ideato dallo stesso Bob Dylan, che scottato dalla cocente delusione di Renaldo & Clara (film-concerto del 1978 girato durante la Rolling Thunder Revue), ha deciso di celarsi dietro ai nomi fittizi di Rene Fontaine e Sergy Petrov, stando alle informazioni ufficiali hanno steso la storia sulla base di un breve racconto inedito dal titolo "Los Vientos del Destino" opera dello scrittore Enrique Morales, anch’esso inventato. Stando a quanto riportato dalle note di copertina sullo sfondo delle vicende che si intrecciano prima, durante e dopo il concerto di Jack Fate, si vedrà un'America di un'epoca futura imprecisata popolata da un immenso insieme di razze con costumi ed usi diversi. Così a prima vista questo doppio progetto cinematografico e discografico, ha l’aria di essere tanto ambizioso quanto interessante, e non solo per la presenza di Bob Dylan nel ruolo di protagonista ma per il fatto che questo film sembra avere le carte in regola per avvicinare il grande pubblico all’arte del menestrello di Duluth. Questo elemento lo si può notare già dalla compilazione di disco che sicuramente resterà unico nella storia dylaniana, infatti non tutti i brani sono eseguiti da Bob ma vantano un variegato cast di interpreti a partire dai nostrani Francesco De Gregori e Articolo 31 fino ai misconosciuti giapponesi Magokoro Brothers, passando per i più noti Grateful Dead e Los Lobos. Sul versante Dylan si segnalano oltre ad un brano inedito non presente nel film, City Of Gold risalente al periodo gospel ed eseguita dai Dixie Hummingbirds, ben due traditional incisi appositamente per l’occasione e due brani del repertorio di Bob riarrangiati e suonati con la sua tour band. A conferma dell’unicità di questo disco troviamo in apertura uno spezzone tratto da un violento sermone a cui fa seguito My Back Pages in una inedita e quanto mai incredibile versione in giapponese ad opera dei Magokoro Brothers, che si prodigano nel rendere quanto meno veritiera la loro interpretazione, aggiungendoci un assolo di armonica in perfetto Dylan-stile. A molti resterà il dubbio di chi siano questi sconosciuti ma poco importa nell'intera economia del disco, tuttavia cominciano a delinearsi i motivi che hanno spinto alla scelta di inserire delle cover in questa colonna sonora, il tutto infatti nasce da una scelta precisa, cioè quella di offrire allo spettatore una visuale molto ampia di quello che è l'immenso caleidoscopio Dylan; si ha quindi la possibilità di scoprire lati di una canzone che nella versione originale non vengono fuori, o si svelano solo parzialmente. Ulteriore scopo di questo disco, e anche del film se vogliamo, è quella di far emergere la figura di Dylan come autore di canzoni dal linguaggio universale, come artista che ha valicato tutte le barriere, linguistiche, sociali, culturali e temporali. Dopo questa incursione in Giappone si torna in America con una versione Gospel del classico Gotta Serve Somebody ad opera di Sherley Caesar che incarna la vera anima soul di questo brano lasciando senza fiato l’ ascoltatore per la passione con cui la esegue. Il primo lampo dall’Olimpo dilaniano si ha con la strepitosa nuova versione di Down In The Flood, brano già apparso in varie raccolte in passato ma qui riletto con un piglio molto blues da scantinato. La band di Bob composta dai chitarristi Larry Campbell e Charlie Sexton, dal bassista Tony Garnier e dal nuovo adepto George Recile alla batteria, da a questo brano la spinta necessaria per essere uno dei migliori di questo disco, eccezionale è il riff di Larry Campbell che tormenta l’intero brano. A ricordare la profonda amicizia che legava Bob Dylan a Jerry Garcia, c’è It’s all over Now Baby Blue tratta dalla live compilation dei Grateful Dead " Postacards From The Hangin' " nel quale dal vivo la band di San Francisco riproponeva solo classici dylaniani. L'esecuzione dei Dead è improvvisata come il loro solito, forse anche cantata maluccio, ma è proprio questo a rendere perfettamente il senso di precarietà di questo spendido brano.Si comprende così come l’anima di Dylan non risieda nella perfezione ma nell’ imperfezione dove emergono i veri tratti di ogni brano, che diversamente sarebbero soffocati. Al contrario Most Of Time interpretata da Sophie Zelmiani, suona pretenziosa e troppo perfetta, dimenticando per strada il vero senso di questa splendida canzone. A farci tornare il sorriso ci pensano i Los Lobos con On A Night Like This in una versione tutto pepe metà in inglese metà in spagnolo, questa canzone appartiene al repertorio minore di Bob Dylan, ma loro ne tirano fuori davvero il meglio, facendolo diventare uno dei più gradevoli brani della colonna sonora. A seguire troviamo Diamond Joe eseguita da Bob Dylan e la sua band, è un travolgente traditional dove emerge il lato più bello del menestrello di Dultuh quello del divertimento. Si sente infatti anche durante l'ascolto che è stata catturata perfettamente l'atmosfera spensierata di una session tra amici. Il brano si basa sul più classico degli stilemi country-western ma è arricchito da una incredibile parte di banjo ad opera di Larry Campbell. Capitolo a parte è Come Una Pietra Scalciata degli Articolo 31, brano ispirato da Like Rolling Stone di cui ne è stato campionato anche il ritornello, in sè il brano non è male ma all'ascolto suona più come un fenomeno da baraccone (o meglio specchietto per le allodole) che come un vero e proprio brano. Dylan e il rap sono due universi troppo distinti, tuttavia ascoltando il testo si sente come il brano incarni perfettamente il senso originario della canzone, cosa che negli anni sessanta non era riuscita nè a Mogol nè a Gianni Pettenati (eh, chi lo ricorda?). Viene però da farsi una domanda: quanti consumatori dilaniani compreranno questo disco recante la scritta Articolo 31 in copertina? Chi darà credibilità a questo brano, nato come riempitivo in extremis del disco Nessuno? Per fortuna segue la vera perla di questa colonna sonora che giunge dalla Turchia ad opera di Sertab, di recente vincitrice dell’Eurovision, interpreta con incredibile bravura One More Cup Of Coffie, rivestendola di un arrangiamento a metà strada tra le atmosfere zigane originarie e quelle mediorientali che appartengono alla sua musica, la sua voce è incredibile così come il risultato finale. Il secondo brano in italiano del cd è la bellissima versione di If You See Her Say Hello, firmata dal nostro Francesco De Gregori, Non dirle che non è così. La versione qui presente è già nota per essere stata pubblicata nell'album di De Gregori "La Valigia Dell'Attore". Il cantautore romano riesce perfettamente ad incarnare il senso originario e a trasmettere, attraverso un'attenta traduzione, le stesse emozioni che caratterizzavano questa versione sul bellissimo Blood On Tracks di Dylan. Altra sopresa ad opera di Bob Dylan è il secondo traditional Dixie, un pezzo davvero bellissimo, in cui emerge con la grande capacità del nostro di pescare a piene mani nel repertorio country-folk della tradizione americana. Bob è uno storico della musica ma forse di più, è riuscito a ridare vita ad una storia dimenticata, alla storia delle tradizioni, “dove l'argento e l'oro risiedono nella memoria di coloro che
sono sotto terra”. A dare maggior senso all’operazione ci pensa l’ inserimento di Senor interpretata da Jerry Garcia e dalla sua band, dall’ andamento molto vicino al gospel ma molto lontando dalle atmosfere della versione originaria, il risultato è davvero di grande effetto, ma ciò che fa venire la pelle d’oca è il suo tocco chitarristico, davvero unico. In chiusura troviamo un’oscura versione di Cold Irons Bound reincisa per l’ occasione da Dyla e City Of Gold, unico inedito a firma Dylan ma eseguita dai Dixie Hummingbird con la partecipazione di Levon Helm, Garth Hudson e Larry Campbell….che dire davvero ottime entrambe. Resta ancora qualche dubbio da sciogliere; chi ha visto il film in anteprima ha detto che la quantità di musica è molto più grande rispetto a quello che è stato pubblicato, viene quindi da chiedersi il perché molti brani che ascolteremo durante la visione non sono stati pubblicati, e mi riferisco in particolare ad una bellissima versione di I'll Remember You, al traditional Amazing Grace e a Dirt Road Blues; ma ci sono molti altri brani che meriterebbero, come Blowin' In The Wind (Live da Santa Cruz 2000) che ascolteremo probabilmente sui titoli di coda, e Drifter's Escape, anch'essa registrata in occasione del live set che sarà incluso nel film. Insomma non ci voleva molto a pubblicare un doppio cd. Invece siamo sempre costretti a guardare dal foro più stretto per ammirare l'arte di Bob Dylan.

Salvatore Esposito

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