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Comets on fire - Blue Cathedral
(Sub Pop)
Il nome la dice lunga. E proprio come comete in fiamme - preveggiamo senza voler essere menagrami! - il gruppo di San Francisco si disintegrerà presto. Troppa energia, troppa creatività, troppa follia barrettiana e un ultimo arrivato, Ben Chasney, leader di Six Organ of Admittance, che da solo vale tutta la band!
44 minuti oltre le descrizioni di prammatica, ben più lontano dell’esordio, “ Field Recording From the Sun”, i Comets on fire appartengono a quel giro di fulminati che gravita intorno ad acquarius records ( HYPERLINK http://www.acquariusrecords.org www.acquariusrecords.org ) il bel negozio indie tra Mission Street e Noah Valley, più precisamente in Valencia Street, che da qualche anno sta facendo crescere un movimento sempre meglio definito e dai contorni chiari il cui motto è: no limit.
I Comets on Fire sono in questo secondo album molto estremi: in apertura ti paiono degli speedfreaks ma ascoltando il disco a fondo scopri che i momenti più forti sono quelli dove scalano marcia e si avvicinano alle atmosfere pinkfloydiane di “Obscured by Clouds”, “Meddle “o addirittura al sound ella colonna sonora “More”. Americani, davvero molto americani - MC5, Stooges ma anche Sonics, Seeds e Standells sembrano essere chiamati a raccolta qui il quando si rilassano essi suonano come gli Youngbloods di “darkness, darkeness”. Ma sono solo attimi, questione di poche battute che la formazione devia per altre strade.
Ci piace immaginarli mitici, leggendari, giovani e stonati, grandi come i gruppi di cui ci siamo tante volte riempiti la bocca: Kaleidoscope, Mad River, Loading Zone, o dei cugini inglesi come i Pink Faieries, Sam Gopal, Edgar Broughton Band.
Tentiamo perciò di non sciogliere l’incantesimo e di lasciare anche voi con quella magia che hanno comunicato al recensore, cometa in fiamme, dalla luce pura e non contaminata.
Sarà l’effetto della città di San Francisco?
Ernesto de Pascale
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