. |
Ken Stringfellow: Soft Commands
(Ryko)
www.kenstringfellow.com
Non so se i R.E.M., il gruppo con cui da diversi anni Ken Stringfellow collabora in qualità di multistrumentista, ufficialmente membro esterno del trio di Athens, Georgia, abbia mai fatto ascoltare le sue canzoni a Stipe, Buck e Mills nè so cosa possono aver pensato i tre dopo averle ascoltate. So per certo quel che ho pensato io dopo un profondo e ripetuto ascolto di “ Soft Commands “ e cioè di trovarmi davanti a un talento nascosto che si merita molto attenzione, un autore che si muove in una area originale e personale che confina con quella di artisti di grande spessore come David Ackles, Brian Wilson, un luogo della mente e della musica comunque assolutamente unico che lo stacca nettamente dalle influenza citate. Il termine, in uso negli ottanta , “Power pop “è quello più a portata di mano per spiegare lo stile di Ken che riversa i suoi ascolti nelle 12 composizioni originali di questo album. In “Let me do “ c’è la canzone alla Jimmy Webb e più lontanamente alla Andy Williams ( l’autore delle musiche e attore protagonista - della versione cinematografica “Fantasma del Palcoscenico “ ) mentre prima, in “when U find someone “ appare lo spettro di “Good Vibrations “. E’ però difficile di più dire perché poco più avanti “ For Your Sake “ pare uscita dal songbook personale di Michael Stipe anche nella interpretazione vocale e “Je vous in prie “ dal debutto dei Velvet Underground. Diciamo allora che più in generale si respira un ’ aria sostanzialmente rilassata, qui e lì californiana, e il disco potrebbe essere facilmente uno dei più trasmessi su canali radio quali KCRW e in programmi quali “Morning Comes Ecletic “( non ci sarebbe da meravigliarsi se fosse proprio così !….).
Il segreto di Ken Stringfellow sono le aperture armoniche che portano i brani da una atmosfera di partenza altrove, a volte bel lontani dal luogo musicale da cui il musicista è partita; una padronanza dell’armonia straordinaria, ancora più straordinaria oggidì, basti ascoltare “ Cyclone Graves “ e “Death of the City “. A ciò si deve aggiungere una strumentazione mai scontata, ricercata, ma fine all’ascolto complessivo del brano, che è a tutti gli effetti al passo con i tempi e bilancia le fascinazioni di Ken per questo o quell’artista di decenni precedenti. Ecco un tentativo di visione complessiva.
Stringfellow ne avrà di ore da riempire durante le lunghe tournee mondiali dei R.E.M. e “Soft Commands “ pare essere il diario di viaggio di un artista sensibile che sente il bisogno di esprimersi. L’impressione è che i R. E.M. possano aver attinto al suo talento ma quanti sono i grandi artisti che non si comportano così con i propri collaboratori ? e ne abbiano tratto benefici che appaiono subito chiari dopo l’ascolto di questo disco. Siamo almeno adesso certi che hanno scelto bene uno dei loro collaboratori più fidati.
Ken Stringfellow quindi; un’artista di cui vorremo sapere di più, ascoltare di più, vederlo dal vivo con queste canzoni e che magari in un futuro non lontano ritroveremo sui titoli di coda di qualche film di Hollywood, un pò come è stato per Joel Brion, musicista di talento e produttore, che si è guadagnato al propria indipendenza dal music business legato agli hit del momento con musiche per film come “Punch Drunk Love “ o “ eternal sunshine of the spotless mind “. Terminano il cd due cover: “Never my love” degli Association e “Down to the Wire “ scritta da Neil Young quando ancora era uno dei Buffalo dei Buffalo Springfield e, diciamolo fuori dai denti, ci stanno da dio!.
Ernesto de Pascale
tutte le recensioni
Home - Il Popolo del Blues
NEWSLETTER
|
. |