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Mavis Staples: Have a Little Faith
(Alligator/ IRD)
www.alligator.com
Negli ultimi anni abbiamo assistito a numerosi esempi di “rivitalizzazione” di carriera, dal pop al jazz passando per la musica etnica ed il blues. Nella più vasta accezione di quest’ultimo genere abbiamo potuto così ascoltare alcuni grandi artisti tornare sulle scene con buoni dischi: il compianto Ray Charles, che non frequentava le classifiche internazionali da forse più di trent’anni, Al Green, l’autorevole Solomon Burke, l’oscuro Howard Tate. E’ la volta adesso di Mavis Staples, una lady soul alla quale dobbiamo ascrivere una continuità che pochi dei sovra citati hanno avuto.
Mavis, parte integrante della grande famiglia guidata dal compianto padre Pops, The Staple Singers, la storica formazione che scrisse bellissime pagine di musica nera per la Stax records ed entrata a buon diritto nella rock & roll hall of fame nel 1995, non si è infatti mai fermata e il termine “riscoperta “è almeno parzialmente improprio.
Questo album è il primo di materiale inedito da undici anni a questa parte, il primo di nuovi brani da quando, nel 1993, Prince scrisse e produsse per lei, “the Voice “, e di cui questo “Have a little Faith “ è la logica progressione.
Da allora a oggi Mavis ha continuato la sua richiestissima attività dal vivo e la troviamo infatti più in forma che mai. Bruce Iglauer della Alligator rec. ha affidato il lavoro alle mani esperte del produttore Jim Tullio ( Richie Havens, John Martyn, The Band ) che ha composto molti brani, da quello che dà il titolo all’album all’atmosferico “In Times like These” e che ha raccolto intorno a se musicisti di differenti estrazioni da John Giblin ( Che ricordiamo con Peter Gabriel ) a Jim Weider ( nei primi settanta negli inglesissimi Family ma oggi residente nell’area di Woodstock e parte integrante di ciò che resta di The Band ) a John Martyn.
Quel che manca è l’autorevolezza di certi autori di una volta ma il mercato anche quello del Blues è men autorevole in generale ed è questo uno dei motivi della staticità di esso. L’impressione generale è quindi quella di un abito ben tagliato, che si indossa bene d’altra parte Mavis è una interprete come potrebbe essere una modella potrebbe esserlo nel paragone in corso ma che ti accorgi poi avere un piccolo difetto nascosto che non altera la percezione generale ma che comunque c’è. E’ un pò il mercato degli sconti, degli outlet come il recensore lo ha più volte chiamato ma è la realtà. Curioso sarà quindi riparlare di dischi come questi fra dieci anni, per capire cosa ci avranno veramente lasciato.
Ernesto de Pascale
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