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Graziano Romani - Painting Over Rust
(Freedom Rain/Distr.IRD)
www.grazianoromani.it
L’appuntamento a scadenza annuale con un nuovo disco di Graziano Romani, è ormai irrinunciabile. Anche quest’anno non si è fatto attendere molto, il seguito del riuscitissimo Up In Dreamland, e come al solito i commenti più che esaltanti non possono che sprecarsi. Painting Over Rust, questo il titolo dell’ultimo lavoro di Romani, è composto da tredici canzoni, tutte scritte e composte da lui e per la prima volta non è presente nessuna cover. Ad affiancare Graziano Romani, oltre alla sua band troviamo l’ex Rockin’ Chairs Mel Previte, Elliott Murphy e David Scholl, tutti e tre hanno contribuito prestando la propria voce e la propria chitarra in vari brani del disco. Sin dalle prime note si percepisce come Painting Over Rust sia sostanzialmente differente rispetto al suo predecessore, infatti il sound è meno levigato e più virato verso sonorità ruvide e decise ma soprattutto la produzione, dello stesso Romani, risulta essere più efficace e incisiva nei passaggi strumentali. Ad aprire il disco troviamo la rocciosa title-track, un brillante esempio di blue collar rock tutto italiano, in cui si apprezza oltre all’ottimo lavoro alle chitarre di Romani e Tedeschi anche un testo molto incisivo che suona come un invito non nascondere con falsi colori i mali del mondo. Si attraversano poi brani di ottima fattura come Brave Enough è tutto giocato sulle tre chitarre di Romani, Tedeschi e Scholl o When Our Souls Ignite lanciata in un crescendo emozionante suona come un invito ad accendere il nostro animo contro un mondo che va a rotoli o ancora l’ottima ballad Lonely As A Cloud guidata da una raffinata trama elettrica che sul finale si intreccia al violino del maestro Germini. Assolutamente perfetta è poi King of the brokenhearted, in cui si torna a respirare per un attimo a respirare l’aria dei Chairs, ma non è tutto perché con Tears In My Beer, Graziano trova una sorta di liberazione dagli spettri che popolano il brano durante le prime note. Perfettamente riusciti anche i brani per così dire di contenimento come Oh Beautiful One e In The Quest For A Good Time in cui ritroviamo ancora Mel Previte, Con lo splendido intro di violino di Get Together Soon arriva poi il momento del duetto con Elliot Murphy, la loro performance insieme è eccellente così come il testo che suona come un inno della piccola nazione dei Free Spirit e sono sicuro che durante i concerti sarà il prossimo brano di chiusura. Con la splendida ballad semi acustica Lead Me On, Saint Jude ci si avvia alla conclusione ma c’è ancora tempo per From Our Hands, uno dei brani meglio riusciti di tutto il disco che svela una nuova direzione di lavoro per il rocker emiliano, infatti il brano presenta una linea melodica ipnotica per lui inusuale che sfocia in una rock ballad dal grandissimo impatto. Sul finale poi arrivano Faithless Times, che vede ancora la presenza di David Scholl, questa volta protagonista di un risucitissimo duetto, e Thirteen che chiude alla grande questo splendido disco.
Salvatore Esposito
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