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Giovanni Aloisio - Goblin. La musica, la paura, il fenomeno
(Un mondo a parte) Euro 19,00
www.unmondoaparte.it
The history of an Italian band, well-known also in Uk and Usa, which has written a lot of soundtracks, especially for thriller & horror movies.
Per molti il nome Goblin è associato a Profondo Rosso. Perché obiettivamente il gruppo romano ha ottenuto la sua grande popolarità grazie alla colonna sonora del film in cui Dario Argento svolto in maniera netta dal giallo a tinte forti ad atmosfere più horror. Un grande successo commerciale che trascino anche i brani dei "folletti" (questo il significato della denonominazione). Questo Lp del 1975 è stato al tempo stesso la fortuna e la croce del gruppo. Se da una parte il gruppo e in particolar modo il tastierista Claudio Simonetti ha potuto contare su una costante attività delle colonne sonore legate al brivido, dall'altra questa ha condizionato una carriera come tante altre formazioni. Un gruppo che ha operato più in studio che dal vivo, per montare e rimontare musica sulle immagini del grande schermo. Eppure i Goblin hanno una storia molto interessante e complessa, tanto da meritare l'attenzione del pubblico che spesso ha valicato i confini nazionali. Lo spiega bene Giovanni Aloisio in questo libro che non per caso ha visto la luce per una casa editrice dedicata a titolo sul cinema. Ma l'autore ha ben presente la storia musicale dei vari componenti del gruppo e di un'alchimia che ha permesso nella metà degli anni '70 di sintetizzare energia rock e linguaggio jazzato, con le influenze che in quel periodo attraversavano gran parte delle formazioni italiane e che arrivavano specialmente dall'Inghilterra.
L'indagine di Aloisio mostra una grande conoscenza della materia che deriva da un'indubbia passione per la musica e per la particolarità del fenomeno Goblin. Per questo è andato alla ricerca dei protagonisti che però ha fatto parlare dopo averne ricostruito storia e discografia. Una vicenda tutt'altro che banale anche perché non solo è inframezzata dall'incontro con personaggi del calibro di Argento e di Keith Emerson, ma porta alla luce produzioni dimenticate dai più. A partire da Roller, il cui destino è stato impietosamente condizionato dal fatto di essere uscito subito dopo Profondo Rosso. Il pubblico aveva talmente un certo suono in testa che non riuscì a comprendere ciò che il gruppo aveva espresso forse nel momento creativo migliore. Per questo si tratta di un libro di grande interesse per riempire un tassello sul rock italiano sconosciuto a molti. L'autore respinge inoltre con forza ciò che a molti, anche a chi scrive, pare un fatto eclatante: l'influenza di Tubular Bells di Mike Oldfield su alcuni brani di Profondo Rosso. Molti gli apparati (rassegna stampa, discografia e collaborazioni dei singoli componenti, risposta alle tante domande sul gruppo, bibliografia), foto interessanti e grafica accurata. Peccato per il prezzo un po' alto per un libro che parla, comunque, di musica. Un cd con qualche sorpresa lo avrebbe giustificato maggiormente.
Michele Manzotti
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