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Alessandro Bergonzoni - Non ardo dal desiderio di diventare uomo finché posso essere anche donna bambino animale o cosa
Bompiani, 2005, pp.181, euro 14,00.



Per fortuna in questi anni non si scrivono solo libri gialli in Italia (non ho nulla contro i bravi giallisti italiani, è solo che non amo le tendenze culturali quando cominciano a trasformarsi in monoculture). Esistono anche rari - e proprio per questo motivo, preziosi - autori che tentano strade meno frequentate, elaborando testi complessi, molto personali, magari rischiosi ma sempre stimolanti.

È il caso del nuovo libro di Alessandro Bergonzoni, attore – autore di notevolissima carriera televisiva, teatrale, cinematografica (vi ricordate? era lui il direttore del circo nel Pinocchio di Roberto Benigni). Fin dagli esordi come scrittore (con l’ottimo Le balene restino sedute) Bergonzoni si è confermato fedele alla propria immagine di attore comico : pirotecnico, dissacrante, capace di spingere i suoi monologhi virtuosistici fino a toccare quel sottile confine che tiene separati i significati concreti dal puro non-senso, con una mirabolante capacità di lavorare in modo sofisticato ed esilarante dentro alle più acute pieghe della sintassi.

Leggendo questa ultima opera incontriamo la voce narrante di quel funambolo del linguaggio che già conosciamo. Ma qui Bergonzoni si spinge oltre. In modo ancora più radicale rispetto al passato si tuffa nell’esplorazione di percorsi verbali - e mentali - tortuosi, girovaganti, sorprendenti. È tutto un carnevale di effetti paradossali, deragliamenti della logica, prodigi verbali (volete un esempio? vi lancio subito un paio di citazioni: “Mancano & Eccolo hanno lasciato la stessa scia” e ancora “E’ trombosi se, stringi stringi, non resta un soffio di vita). Vengono evocati mondi possibili ed impossibili (“Re Dimere ha abdicato, Re Altà è stato finalmente spodestato. Re Cinto l’anno aperto, Re Primere dorme per sempre”). Il ritmo narrativo delle storie (ma sarebbe meglio dire delle non storie) bergonzoniane è tutto scandito dal flusso dell’affabulazione selvaggia: difficile, scorrendo le pagine, evitare l’apparizione nella vostra testa dell’attore in carne ed ossa che vi legge le sue invenzioni capitolo dopo capitolo, a viva voce, con la sua inconfondibile pronuncia. Lo spettatore-lettore dovrà dunque prepararsi ad una ginnastica mentale sopraffina, non potrà abbandonarsi alla pigrizia del degustatore passivo.

Un modesto consiglio di lettura. Non pretendete di leggere questo libro dalla prima pagina all’ultima, come si farebbe con un normale romanzo, seguendo l’ usuale abitudine di lettura. È meglio aprire il libro a caso e leggere quello che vi va: una riga, dieci righe, dieci pagine. Così, in modo molto libero, senza un ordine rigido, lasciando stare la disciplina. Credo che sia questo il modo più opportuno e gratificante per gustarsi lo spirito anarchico di Non ardo dal desiderio di diventare uomo finché posso essere anche donna bambino animale o cosa. (D’altra parte da un volume che porta un titolo così, cosa vi potete aspettare? E’ chiaro che dovrete prepararvi al peggio/meglio…). Buon divertimento.

Stefano Loria

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