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Una serata in libreria
Caravan, Audience e Barclay James Harvest a Firenze

Ma che serata amici miei! Organizzata da quel professionista appassionato che è Ernesto De Pascale ha visto protagonisti di uno showcase acustico al Mel's Bookstore di Firenze alcuni membri (due per gruppo) degli Audience, dei Caravan e dei Barclay James Harvest. L'occasione è la ristampa in cd dei loro dischi da parte della etichetta inglese Eclectic distribuita in Italia dalla fiorentina Audioglobe. Anche per gli amanti del vinile da collezione ci sarà da godere tra qualche tempo.
Inutile star qui a dire nei particolari la storia di tre fra le più importanti band del progressive inglese di fine '60 con ampio successo per buona parte della decade successiva. Quello che vorrei raccontarvi è come siamo arrivati a riascoltare a Firenze questi musicisti, veri e propri "figliuoli prodighi" e come tali accolti macellando il vitello più grasso (anzi, data la città parlerei di manzo finalmente libero e sappiate che vorrò la prima tessera della futura associazione Difensori della Pajata che si riunirà molto laicamente ogni venerdi da Quirino er Testaccino a Roma).

Il tutto è stato organizzato con passione da De Pascale ma anche con professionalità. La serata è stata adeguatamente pubblicizzata dai giornali, la radio e da quell'inevitabile "word of mouth" che da sempre rende Firenze città sensibile a questo tipo di eventi. Città della grandezza giusta perchè il messaggio non vada perso in un marasma di attività come a Roma o Milano. La giornata inizia con l'appuntamento a Controradio per l'intervista e lì incontro i musicisti. So per esperienza che questi momenti sono sempre particolari e soprattutto che la prima impressione è quella che conta. Sono un gruppo di allegri signori dal presente mi sembra molto tranquillo, dal passato pieno di storie da raccontare che coinvolgono i grandi del Rock e animati da una sana voglia di divertirsi in una delle più belle città dell'orbe.

Dopo le interviste si arriva tutti in libreria. Formazione: Howard, Jim, Robert, Mark, John, Woolly, Geoffrey, Ernesto, la Giulia e il vostro scrivano. Ovviamente prima del sound check ci siamo tutti più o meno iniziati ad aggirare tra i libri e i cd per una buona mezz'ora e poi, conquistato l'unico divano disponibile mi sono messo ad ascoltare le prove. Piano piano intorno a me si sono iniziate a raccogliere alcune persone, poi sempre di più, fino a raggiungere intorno alle nove le centocinquanta circa. Ecco, qui sta il bello di tutto il lavoro di organizzazione di eventi come questo: alla fine arrivano sempre tutti quelli che ci devono essere, appassionati e non. Magari perchè trenta anni fa per caso si è andati ad un loro concerto, magari perchè ci sono ragazzi giovani che riscoprono certi suoni e certa musica con sana curiosità e anche perchè, dulcis in fundo, in città sono disseminati molti cultori del genere e parliamoci chiaro, dopo tanti anni è anche il modo di rivedersi e capire se quelle gualcite foto di gruppo in bianco e nero dicono ancora la verità. Ernesto che presenta la serata con ospiti che raccontano le loro storie della Firenze anni '70 e con Mark Powell che è il coordinatore del progetto della Eclectic che riguarda gli artisti in questione si merita per la sua agitazione il muto soprannome di "eclectic electric". Si muove nella libreria come un rullo compressore parlando con tutti ma soprattutto con se stesso, pensando a ciò che dovrà dire e fare con una serie di musicisti che con gli strumenti elettrici hanno rivoluzionato il folk rock in Inghilterra ma che a Firenze si dimostrano virtuosi nel suonare "acustici". La musica ci accompagna nel corso della vita e fa da sfondo ai ricordi, si fa suonare, studiare, ci fa fare delle scelte...tutto esce fuori in serate come questa. Dopo la presentazione di De Pascale iniziano Geoffrey Richardson (violino, flauto e voce) e Jim Leverton (chitarra acustica e voce), molto bello il suo ultimo disco solo, dei Caravan e le persone presenti sono ancora aumentate (la libreria è in pieno centro e normalmente chiude la sera tardi), a molti di noi si aprono vecchie visioni e sensazioni con in più il piacere di ascoltare versioni diverse di pezzi celebri in uno spazio raccolto e direi "casuale" come una libreria. Come vedete dalle foto che ho scattato durante la serata piano piano il pubblico è arrivato a pochi centimetri dai musicisti, in parte perchè lo spazio non era infinito ma soprattutto in virtù dell'atmosfera del luogo e della serata. Dopo un break in cui Ernesto parla con Bruno Casini di trenta anni di musica ed eventi in città arriva il momento di John Lees (chitarra e voce) e Stuart "Woolly" Wostenholme (chitarra e voce) membri fondatori dei Barclay James Harvest. Credo che loro siano uno dei gruppi con più titoli stampati e ristampati nel corso degli anni soprattutto negli '80 e fino a quasi tutti i '90. Divennero "di culto" con "Octoberon" del 1976 ma già avevano inciso otto album e altri sei sarebbero seguiti di cui gli ultimi senza Woolly che aveva lasciato nel '79. Indubbiamente il loro pubblico di cultori ma ahimè limitato ha retto nel tempo visto che l'accoglienza e il gradimento sono stati notevoli durante la performance. Ancora Ernesto con ospiti Vanessa Hall Smith (direttrice del British Institute e di un pelo mancata rockstar con la band “Fuchsia”), Carlo Caldini e Fabrizio Fiumi dello Space Electronic e il secondo ideatore del Florence Film Festival e poi il finale con la band che con pochissimi album si conquistò uno spazio ben definito nel progressive. Dischi che li avrebbero portati anche ad esplorare altre strade: gli Audience ovvero Howard Werk (chitarra e voce), anche solista con tre album, e Robert Gemmell (fiati). In tanti ancora conservano gelosamente il vinile di "House on the Hill" e devo dire che nel corso della serata sono uscite fuori diverse copie originali anche di dischi delle altre due band visto che dopo lo showcase i musicisti hanno firmato tantissimi autografi che hanno fatto aumentare ancor di più il legame con l'oggetto-feticcio. Grande musica e grandi performer e personalmente ascoltare "Nancy" mi ha fatto venire la pelle di cappone, erano anni, colpevolmente, che non la includevo nelle mie scalette di ascolto personale.

Dopo svariati bis e, come detto, molti autografi arriva quel momento di calma e calo di tensione che caratterizza il "post", momento che dura poco perchè siam tutti digiuni e la stazza nostra e quella degli inglesi (chiedete ad Howard...) non autorizza a sospettare anoressia tra noi. Ah, vi avverto, nelle prossime righe si parlerà essenzialmente di cibo a cominciare da alcuni giganteschi pezzi di carne che ci siamo visti proporre verso la una di notte e che non abbiamo rifiutato, affettati misti, patè, crostini e una maledetta grappa assassina che ci ha fatto scivolare verso un meritato riposo...con l'appuntamento per il pranzo al giorno dopo. Ma vi immaginate degli inglesi che mangiano, poveracci, roba bollita tutti i giorni e alcuni italiani buongustai che possano resistere alle tentazioni offerte dal Teatro del Sale (si, è pubblicità)? Ragionevolmente no, ed è lì che ci siamo incontrati per il pranzo di saluto prima che i musicisti tornassero in Inghilterra. Per dare un'idea di come abbiano gradito il cibo vi do conto della frase di uno di loro dopo il pranzo: "Dio mio,adesso devo aspettare altre quattro ore prima di mangiare di nuovo!".
Dopo un pò di chiacchiere arriva il momento dei saluti, sono stati due giorni piacevoli trascorsi con persone piacevoli, guarda un pò quasi una vacanza. Potenza della musica...e della passione!
Alessandro Mannozzi
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