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Bettye Lavette - I’ve got my own hell to raise
(Anti)

By the same producer of Solomon Burke’s comeback a very fine album by mrs.Lavette with an all women composing team
Joe Henry ha scelto un bel progetto per il ritorno sulle scene di Bettye Lavette, una cantante nera che ha acquistato status con la scomparsa di tanti colossi, andati prima di lei. Sulle scene dal 1965, Bettye non aveva mai avuto fortuna e solo sei su quarantaciqnue singoli erano riusciti a scalare le classifiche Rhythm & Blues. Il suo primo album, registrato agli studi Muscle Shoals per la Atlantic e prodotto da Brad Shapiro nel 1972 rimase nel cassetto fino al 2000 quando l’etichetta francese Art & Soul non lo rilevò, dandolo finalmente alle stampe e iniziando una lenta opera di riscatto della cantante di Muskegon, Michigan che la avrebbe portata dritta alla conquista del grammy del blues nel 2004. La particolarità di “i’ve got my own hell to raise” consiste nella raccolta da parte di Joe Henry di 10 brani scritti da autrici femminili, siano esse di Sinead O’Connor che di Dolly Parton, Aimee Mann o Fiona Apple. Il risultato è un gran disco di bel materiale originale, con alcuni brani in esclusiva per questa produzione, che discosta l’album dal mero prodotto Rhythm & Blues. Il tono maturo e autorevole, l’aver ritoccato sapientemente i testi rendono Lavette partecipe della produzione generale del disco, forse ancor di più di quanto lo fu Solomon Burke nel disco prodotto da Henry e l’album in generale ad un alto livello. Peccato per il brano mancato da Diane Krall ed Elvis Costello, contatti troppo tardi come lo stesso Elvis ci raccontò di persona pochi mesi fa.
Ernesto de Pascale
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